Breve introduzione sulla Resistenza e sulla lotta partigiana
Spesso molti protagonisti/e della Resistenza che si sono distinti nella liberazione dai nazifascisti sono sconosciuti al mondo. Di Resistenza nel 2025 se ne dovrebbe parlare di più considerando che grazie ai nostri nonni/e e bisnonni/bisnonne abbiamo ottenuto uno Stato fondato sulla libertà, la democrazia e i diritti fondamentali. Questi ultimi sono stati rimessi in discussione da valori nazionalisti, dalla riaffermazione nel mondo di regimi politici tutt’altro che democratici e liberali. Nel 2025 siamo ancora alle prese con la negazione dei principali diritti fondamentali nel mondo a causa di guerre intestine come quella condotta dai Russi in Ucraina e come quella condotta dagli Israeliani che stanno uccidendo centinaia e centinaia di persone nella Striscia di Gaza.
Chi è Nicoletta Soave Liberati
In un giorno importante come la Festa della Liberazione ricordiamo uno dei tanti volti femminili della Resistenza partigiana: quello di Nicoletta Soave Liberati. Aveva 18 anni quando decise di aderire alla Resistenza e il suo nome in codice come staffetta partigiana era Mirka in memoria di Mirko, giovane di cui si era innamorata, uno dei tanti ragazzi che aveva lottato per la libertà morendo in nome di quei valori. Suo padre era antifascista da sempre ed era considerato dai figli come un modello da seguire. Licenziato dalle ferrovie perché si rifiutava di prendere la tessera del fascio, manteneva la sua famiglia svolgendo l’attività di cestaio.
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La sua Resistenza, dai racconti che lei stessa fa, iniziò con il recapitare messaggi, informazioni e segnalazioni ai partigiani. Il suo ruolo crebbe in maniera evidente nel momento in cui, durante un posto di blocco, riuscì ad oltrepassarlo avendo in mezzo ai seni una pistola. Da quell’istante cominciò la sua attività da staffetta partigiana: trasportava armi, accompagnava ragazzi ribelli in posti che solo le staffette conoscevano, ecc. Svolgeva il lavoro di telefonista, molto importante in quell’epoca, consistente essenzialmente nel collegamento radiofonico tra tutti i paesi che erano entrati a far parte delle aree liberate dai partigiani. La situazione con gli anni diventò sempre più complessa, soprattutto negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale.
Gli anni duri della Resistenza e la prigionia
Nicoletta si sentiva matura, cresciuta e aveva una presa di coscienza differente, viveva la Resistenza in maniera sempre più seria, più consapevole e coraggiosa. In quegli anni fu arrestata due volte, una di questa fu nell’agosto 1944 quando fu rilasciata perché non considerata pericolosa in particolare modo per la sua aria giovane e ingenua. La seconda volta invece fu arrestata nel gennaio 1945 per mano degli Arditi della San Marco. In quell’occasione fu condotta con altri novanta uomini e cinque ragazze, tra cui l’amica Claudia, in una grande camera ubicata presso la caserma di Asti venendo consegnati ai Tedeschi.
La prigionia iniziò a diventare lunga, tutti – compresa lei – venivano sottoposti a interrogatori molto duri, ma nonostante tutto lei non parlava, continuando a rimanere fedele alla causa partigiana; quando le ponevano varie domande continuava ad affermare che lavorava come telefonista perché la paga che le davano era buona.
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La fine della prigionia e gli eventi successivi
Successivamente insieme a Claudia furono trasferite presso le Carceri Nuove di Torino. Era il 10 febbraio 1945 quando finalmente le due giovani furono liberate facendo poi ritorno a Santo Stefano Belbo. Pensavano di essere in salvo ma non c’era affatto da stare tranquille, in quanto in quei giorni in seguito all’uccisione di una donna, spia fascista, i fascisti per vendetta diedero l’ordine di arrestare nuovamente Nicoletta e Claudia. Fu grazie al parroco di Santo Stefano Belbo che le due ragazze si salvarono: fu infatti lui a rivelare alle due giovani donne che i fascisti avevano dato l’ordine di arrestarle nuovamente.
Mentre Claudia riuscì a scappare a Genova, Nicoletta si trasferì a Torino continuando la sua lotta partigiana votata alla Liberazione nazionale. Nella città piemontese distribuiva stampa clandestina destinata non solo agli ambienti cittadini ma anche alle zone circostanti.
Oggi Nicoletta Soave Liberati ha 99 anni e, con la sua umanità, continua a parlare di Resistenza, libertà raccontando la sua storia.
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