Tra uova, conigli e cioccolata: è arrivata la Pasqua
Tra le feste più celebrate al mondo insieme al Natale e al Capodanno, la Pasqua è la ricorrenza più importante del calendario cristiano: simboleggiante la rinascita di Cristo, viene festeggiata ogni anno da quasi due miliardi e mezzo di persone. Ma da dove ha origine esattamente e qual è il significato del suo nome?
Dall’aramaico all’anglosassone
La prima cosa interessante da notare quando si cerca di ricostruire l’origine del nome di questa festività è che esistono due macro-radici del termine: una di stampo greco-latino e una di stampo germanico, da cui sono derivate le denominazioni, rispettivamente, nelle lingue romanze e in quelle germaniche. Perciò, da un lato abbiamo la “Pasqua” e affini (Pâques in francese, Pascua in spagnolo) e dall’altro “Easter” in inglese e “Ostern”in tedesco.
Sulle origini di queste due diverse denominazioni si è dibattuto parecchio. L’ipotesi più accreditata per l’origine del termine “Pasqua” è che derivi dall’aramaico-giudaico pisḥā, trasformatosi nel greco antico πασχα e poi nel latino volgare pascha: pisḥā significherebbe “passare oltre” e indicherebbe l’attraversamento del mar Rosso del popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto. L’idea del “passaggio” è stata poi ereditata dalla tradizione cristiana, allargandosi a includere più metaforicamente il passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita rappresentato dalla risurrezione di Cristo.
Se si va ancora più indietro nel tempo, però, si possono rintracciare le origini della Pasqua in consolidate tradizioni pagane, come la celebrazione del passaggio dall’inverno alla primavera; in particolare, alcune ipotesi sostengono che proprio dalla dea anglosassone della fertilità Eostre, oppure dalla festività pagana di Ostara, sia derivato il termine Easter. Altri invece riconducono l’origine di Easter alla forma di alto tedesco antico eostarum, a sua volta trasposizione dal latino albis, termine con cui la tradizione cristiana designava la settimana di Pasqua.
Similmente al Carnevale, anche la Pasqua non ha una data fissa: la tradizione vuole che cada la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera, con un range che spazia tra la fine di marzo e quella di aprile. Su quando e come festeggiare la Pasqua ci sono stati grandi ed estesi dibattiti nel corso della storia, un dibattito che ancora si riflette nella discrepanza temporale tra cattolici e ortodossi: i primi seguono la riforma attuata dal Concilio di Nicea (325 d.C.) che ha stabilito che la Pasqua deve essere necessariamente festeggiata di domenica (la domenica delle Palme) sulla base del calendario gregoriano; i secondi sono rimasti fedeli al calendario giuliano e per loro tendenzialmente la festività cade più avanti (di solito, un mese dopo la Pasqua cattolica). Su una cosa però sono d’accordo: entrambi praticano il digiuno quaresimale, un periodo di penitenza e preghiera per depurarsi in vista della resurrezione di Cristo.
E che c’entrano le uova e i conigli?
I classici simboli della Pasqua sono, secondo i più, da ricondursi alla tradizione pagana precristiana: l’uovo è, in molte culture, un potente simbolo di trasformazione e rinascita, di fertilità e fortuna. Facilmente è stato quindi assorbito dalla dottrina cristiana, che l’ha associato alla trasformazione e rinascita di Cristo.
E il coniglietto pasquale? Sulle sue origini ci sono più dubbi: alcuni lo associano, di nuovo, al generale momento di passaggio dall’inverno alla primavera, ricordando che il coniglio è un simbolo molto diffuso della nuova stagione e della fertilità. Altri ritengono che la tradizione del coniglietto abbia avuto origine da una specifica opera letteraria tedesca, De ovis paschalibus di Georg Franck von Franckenau (1682), dove per la prima volta compare un coniglio che lascia in giro delle misteriose uova colorate. Nel corso dei decenni l’associazione tra i due simboli (uova e coniglietto) è andata consolidandosi, nutrendo nuove tradizioni, come quella dell’uovo di cioccolato e della caccia agli ovetti per i bambini.
Pasqua, Pasquetta, e di mezzo c’è anche una volpe
Come per ogni festività, anche la Pasqua vanta una serie di usanze e tradizioni che variano molto in base al paese. Un comune denominatore sembra però avere il predominio: le uova colorate!
- La tradizione di decorare le uova potrebbe provenire dal divieto di mangiare uova durante la Settimana Santa. Le uova che comunque venivano deposte dalle galline e che non potevano essere consumate venivano destinate a un altro uso: visto che, per di più, erano state prodotte durante la Settimana Santa, si consideravano particolarmente benedette e si decoravano in segno di buon auspicio, oltre che per ricordare la resurrezione stessa.
- In alcune tradizioni, non è il coniglio a distribuire le uova colorate: in Vestfalia, ci pensa una volpe!
- In molti paesi europei si cucina un dolce tradizionale per festeggiare la Pasqua: gli Hot-cross-buns in Inghilterra, il Paasbrod in Olanda, la Mona in Spagna… e ovviamente, tra gli altri, la Colomba italiana.
- E poi c’è il Lunedì dell’Angelo, meglio noto come “Pasquetta”: sacro giorno di grigliate e gite fuori porta per gli italiani, simboleggia l’aprirsi ai primi caldi, il godersi l’arrivo della primavera e l’abbondanza dopo le restrizioni della Quaresima.
- Diverse tradizioni ricordano che la Pasqua non è solo resurrezione ma anche vittoria del Bene sul Male: dagli uomini travestiti da diavoli (i talcigüines) che si inginocchiano di fronte alla croce nel Salvador, al Ballo dei Diavoli di Palermo, queste manifestazioni riproducono la cacciata dei diavoli da parte degli angeli e il ripristino della pace e dell’armonia.
A cura di Chiara Saibene
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