“Come brace coperta” è un romanzo di Alice Malerba edito da Mondadori. Viene raccontata la storia della famiglia Visentin che deve lasciare il suo amato Polesine in seguito a una terribile alluvione che, nel 1951, devasterà l’area. L’intero nucleo familiare abbandona la sua amata terra quindi per giungere nel Vercellese allo scopo di lavorare nelle risaie. Il personaggio principale della storia è Nora Visentin, la più grande delle sorelle Visentin che, nel corso della storia, si riscatterà da una condizione sociale bassa sposando Riccardo, il figlio del ricco padrone Ernesto e cercando di istruire suo figlio e poi sé stessa. La voglia di emergere di Nora però è talmente grande al punto che capirà presto il duro prezzo delle sue scelte.
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L’intervista
Arstorica – “Come brace coperta” descrive la storia della famiglia Visentin, fuggita dal Polesine dopo l’alluvione del 1951 per andare a lavorare nelle risaie del vercellese. Come ha ricostruito questo terribile evento storico?
Alice Malerba – Quando ho cominciato a buttare giù le prime idee su questa storia avevo solo tre certezze: il temperamento determinato e schietto di Nora, la protagonista del romanzo. Sapevo poi che sarebbe stata figlia di braccianti e che la sua storia doveva cominciare in Veneto, in onore di una mia prozia, veneta appunto, alla quale mi sono ispirata per costruire il suo personaggio. Facendo ricerche sul territorio, per capire dove il bracciantato fosse più diffuso negli anni ‘40/‘50, mi sono imbattuta nella devastante alluvione del 1951 in Polesine. L’intuizione è stata immediata: ho capito che la storia della famiglia Visentin doveva cominciare con il fango che penetra nella loro casa, travolge e sporca ogni cosa, marchiandoli per sempre e determinando tutte le loro decisioni future. Attraverso numerose fotografie e video dell’epoca, con cronisti che hanno intervistato gli sfollati sconcertati dalla portata catastrofica dell’evento, ho potuto ricostruire le immagini di quei giorni e dei successivi, durante i quali centinaia di persone vennero accolte a Rovigo, stipate in magazzini, saloni e chiese. Molte documentazioni storiche mi hanno aiutato a capire non solo la dinamica della calamità naturale ma anche le sue conseguenze sul territorio: più di 150.000 sfollati, un centinaio di morti e più di mille chilometri quadrati di terreni agricoli allagati. L’alluvione avrebbe cambiato per sempre la sorte di migliaia di braccianti, portando negli anni a migrazioni di massa, tra i quali c’è anche la famiglia Visentin.
2) Per tutti gli amanti del genere romanzo storico, com’è da scrittrice scrivere un romanzo di questo tipo? Ce ne parla?
È stata indubbiamente una bella sfida nel trovare il giusto equilibrio tra l’aderenza ai riferimenti storici e le vicende dei personaggi inventati. Nello specifico caso dell’alluvione del Polesine credo sia stato interessante anche far riemergere un episodio del passato non particolarmente conosciuto, se non nel territorio coinvolto. Il potere della letteratura risiede anche in questo: nella capacità di amplificare l’impatto emotivo di fatti storici lontani raccontandoli attraverso le vite di persone comuni con le quali possiamo immedesimarci ed empatizzare.
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La protagonista centrale del romanzo è Nora Visentin. Ci descrive l’evoluzione del personaggio nel corso della storia?
Incontriamo Nora quando è ancora una bambina e la seguiremo fino alla soglia dei quarant’anni. Durante questo lungo arco temporale subirà una lenta ma inesorabile trasformazione, spinta dal furore di volersi riscattare a ogni costo da quel fango che ha travolto la loro casa portandosi via tutto.
Affronterà insieme alla sua famiglia la paura dell’ignoto che colpisce ogni migrante e lo sguardo di diffidenza che comincerà a posarsi su di loro una volta giunti nelle risaie del vercellese. È qui che toccherà il fondo, nel momento in cui si renderà conto di essere scappati dal fango per finirci a lavorare, letteralmente immersi, per intere giornate. Ma è anche il luogo dove farà incontri importanti, a partire da Lina, la mondina romagnola sensuale ed esuberante che le farà da maestra e compagna durante quella delicata transizione dall’essere bambina al diventare una donna.
Sempre qui incontrerà anche Riccardo, grazie al quale Nora cambierà per sempre la sorte dell’intera famiglia Visentin. La sua ambizione però è inarrestabile come la sua fame di sapere, repressa troppo presto per andare a lavorare nei campi con i genitori. Da mezzadra a proprietaria terriera, Nora abbandonerà la timida e indifesa ragazza del Polesine per trasformarsi in una signora a tutti gli effetti, esigente, sempre più dura e determinata. Ma non è rinnegando sé stessi che ci si può salvare e Nora è destinata a schiantarsi contro questa verità.
Nora è un personaggio che mano a mano nella sua crescita mostra di avere forza, coraggio e indipendenza. Cosa vuol dire per una donna vissuta tra secondo dopoguerra e gli anni del boom economico affermare la propria autonomia?
Significa, in particolare nel suo contesto contadino e molto tradizionalista, accettare che la sua libertà ha un prezzo molto salato: rinnegare le sue origini, i suoi legami famigliari più stretti e procedere da sola. Nora andrà incontro a una lenta ma inesorabile trasformazione, che è l’unica strada che lei scorge per potersi “ripulire dal fango” del suo passato e soprattutto da un destino che sembra già scritto. Lei comprende presto di dover assecondare la sua indole indomabile e incendiaria, ma è anche ben consapevole che è condannata a non essere mai compresa e sostenuta da nessuno. Persino suo marito Riccardo, per quanto amorevole e paziente, sembra quasi intimorito dal suo temperamento inquieto che la spinge a rincorrere sfide sempre più audaci. Alla fine Nora non chiede altro che essere accettata e amata per quella che è. Ma per quel tempo e quei luoghi sembra rivelarsi il traguardo più difficile.
Più volte nel corso della storia Nora ritiene necessario prima per se stessa poi per suo figlio il diritto all’istruzione per emergere nel mondo e per distinguersi. Anche oggi questo diritto è importante per tutti eppure in molte realtà mondiali e anche nella stessa Italia i dati sull’istruzione sono abbastanza drammatici. Ci dice la sua in merito?
Nora ripone nel figlio tutte le aspettative dei successi scolastici che lei non ha potuto raggiungere. È così assetata di sapere che non soltanto segue la formazione del ragazzo con una presenza assidua, a tratti anche opprimente per lui, ma sfrutta l’occasione per studiare e colmare le sue stesse lacune.
Per quanto non riversi sui miei figli lo stesso tipo di aspettative di Nora credo fortemente nel potere e soprattutto nel diritto all’istruzione. La consapevolezza rende liberi di scegliere, ci rende cittadini più preparati e attenti. La conoscenza rende l’ignoto meno spaventoso e allontana la diffidenza verso il diverso. La possibilità di frequentare una scuola permette ai ragazzi di incontrare altri coetanei, altre realtà, confrontarsi e anche comprendersi meglio. L’educazione scolastica dovrebbe essere sempre la priorità nella discussione politica perché determina le società future.
6) Il rapporto tra Nora e la suocera non è uno dei migliori eppure in qualche modo le due donne cercano di andare avanti nonostante le divergenza caratteriali. Ci parla del loro rapporto nel corso della storia?
Maria, la madre di Riccardo, è una donna rigorosa e molto dura che arriverà a rendere estremamente difficile la convivenza con Nora. Certo Maria non è felice di ritrovarsi come nuora la figlia dei loro mezzadri, ma ho cercato di evitare di cadere nella trappola troppo scontata della suocera cattiva e della nuora vittima e indifesa. Come sempre gli esseri umani sono sfaccettati, caratterizzati da luci e ombre. Procedendo nella narrazione emergeranno aspetti molto più complessi e profondi a determinare il loro rapporto altalenante, tra chi sembra detenerne il potere, sottomettendo l’altra e chi a subirlo. Posso solo aggiungere, senza svelare troppo, che le due donne hanno molte più cose in comune di quanto le apparenze sembrino mostrare.
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Ci descrive anche gli altri personaggi femminili della storia. Oltre a Nora secondo lei qual è il personaggio femminile che cerca in tutti i modi di affermare la sua indipendenza in quanto donna?
Indubbiamente Lina, la mondina romagnola che Nora incontra nelle risaie, seppur con modalità completamente diverse, cerca con le sue risorse di uscire dalla condizione di miseria. Lei possiede unicamente la bellezza e crede fermamente che prima o poi le basterà per riscattarsi. Anche Lina, seppur per altri motivi, emerge dalla massa creando scompiglio, perché la sua intraprendenza, la sua libertà sessuale, la rendono deplorevole e invidiata allo stesso tempo.
Un altro personaggio femminile importante ma completamente opposto a Nora è sua madre Giovanna. La sua schiena dolorante e piegata, racconta meglio di molte parole la sua intera vita spesa a lavorare la terra. È una donna arresa e disillusa, con speranze piccole che vengono tutte esaudite nelle condizioni di vita più umane che trovano nel Monferrato. È turbata dall’indole di Nora ma ne riconosce al tempo stesso la forza, alla quale si affida in diverse occasioni.
Nel corso del romanzo un episodio terribile segnerà la vita di Nora per sempre. Senza fare spoiler, come questo episodio segnerà per sempre la sua vita?
Difficile non fare spoiler… Diciamo che un fatto estremamente tragico scuoterà Nora dalla sua ascesa inarrestabile portandola a rimettere tutto in discussione e a capire che non ci si può sbarazzare del proprio passato per essere liberi, ma che anzi ci definisce e ci rende chi siamo.
Ci parla del rapporto tra Nora e suo padre?
Giacomo è arrabbiato, come Nora, ma non dispone della stessa intraprendenza e tempra della figlia, per cui in mancanza di soluzioni per sé e per la sua famiglia si fa consumare dal senso di colpa, bestemmiando tutto il tempo per averle trascinate via dal loro paese e dalla loro gente. È un uomo sopraffatto dalla vita, incapace di mostrare tenerezza alle sue figlie e anche alla moglie, che mal accoglie le provocazioni della sua bronza cuerta, la sua figlia ribelle con la quale riesce ad interagire solo scontrandosi. Negli anfratti più nascosti del suo animo custodisce però ancora sentimenti che la fatica e la lotta per la sopravvivenza sembravano aver relegato per sempre. Emergeranno col tempo e con la vecchiaia per il suo padrone Ernesto per esempio, verso il quale dimostrerà un profondo senso di gratitudine e affetto sincero. Purtroppo non troverà mai la forza di ricongiungersi anche con Nora.
Ha già in mente qualche nuova storia futura da raccontare ai suoi lettori?
Sto già lavorando a un nuovo progetto da alcuni mesi, ambientato in un Salento tra presente e passato. Ci saranno due donne questa volta al centro della vicenda, due generazioni molto diverse obbligate a confrontarsi e a rimettere in discussione le loro certezze.
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