Marcella Ficca Monaco

Marcella Ficca Monaco: è uno dei nomi citati da Radio Londra, la trasmissione clandestina della Resistenza, quando annunciò l’evasione, conclusasi con successo, di sette prigionieri politici incarcerati nel carcere romano di Regina Coeli. 

Marcella Ficca, coniugata Monaco, fu contraria al regime fascista sin dagli anni Trenta, quando il governo al potere iniziò a mostrare il suo volto più violento e autoritario. Quando, durante la Seconda guerra mondiale, gli alleati tedeschi diventarono nemici, Marcella e il marito Alfredo entrarono nella Resistenza partigiana e aderirono al Partito Socialista Italiano.

Alfredo Monaco era medico del carcere Regina Coeli e questo consentiva ai coniugi di avere un occhio privilegiato all’interno della prigione; Marcella, che già agiva come staffetta per i partigiani, spesso approfittava della casa a loro assegnata all’interno del carcere per nascondere fuggiaschi e feriti. Fu proprio grazie alla casa situata in Via della Lungara 29 che Marcella e Alfredo Monaco riuscirono a mettere a segno un’evasione che contribuì al futuro della Resistenza.

24 gennaio 1944: Marcella e Alfredo Monaco collaborarono con i capi delle formazioni socialiste romane, Giuliano Vassalli (giurista) e Peppino Gracceva (capo dell’Organizzazione Militare Clandestina), e con Massimo Severo Giannini, Filippo Lupis e Ugo Gala, capo delle guardie carcerarie, per far evadere sette prigionieri politici dal Regina Coeli. Luigi Allori, Luigi Andreoni, Carlo Bracco, Ulisse Ducci, Torquato Lunedei, e infine Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, destinati in futuro a diventare entrambi Presidente della Repubblica: tutte persone che erano state arrestate per la loro attività antifascista e perciò condannate a morte.

Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, ex dipendenti del Tribunale di Roma, riuscirono a procurarsi dei moduli e dei timbri del tribunale con cui falsificare un mandato di scarcerazione per i sette prigionieri; il tutto venne reso più realistico proprio dall’intervento di Marcella Ficca, che telefonò alle guardie carcerarie tedesche fingendosi impiegata della questura e sollecitandole a eseguire il rilascio. Un’impresa non da poco, che riuscì a ingannare il micidiale controllo esercitato dalla Gestapo.

Cinque dei prigionieri fuggirono immediatamente, mentre Pertini e Saragat si nascosero proprio nella casa di Via della Lungara. In seguito la stessa Marcella Ficca Monaco, a causa di un’operazione partigiana finita male, dovette fuggire ed entrare in clandestinità, affidando i due figli piccoli, Giorgio e Fabrizio, a degli istituti religiosi. L’intera vicenda viene raccontata proprio dalla donna nel documentario del 1965 La donna nella Resistenza, trasmesso poi dalla RAI.

Con la fine della guerra e la caduta del nazifascismo Marcella Ficca Monaco poté tornare allo scoperto e recuperare i propri figli. Per il suo coraggio e la sua attività di resistenza al nazifascismo venne insignita della Medaglia d’argento al valor militare il 26 febbraio 1948. Marcella Ficca Monaco morì all’età di 86 anni, nel 2001.

Alcune citazioni e frasi legate alla Resistenza e al 25 aprile, festa della Liberazione

Tu non sai le colline dove si è sparso il sangue. Tutti quanti fuggimmo, tutti quanti gettammo l’arma e il nome.  – Cesare Pavese

Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano. Mi pare di aver fatto meglio questo che quello. Beppe Fenoglio

«Avevo Due Paure
La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile» – Giuseppe Colzani

«Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce».Giuseppe Ungaretti

«La madre del partigiano
Sulla neve bianca bianca
c’è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.
Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà».Gianni Rodari

I fascisti han capito,
se non son proprio tonti,
che siamo arrivati
alla resa dei conti!
Scendiamo giu’ dai monti
a colpi di fucile!
Evviva i Partigiani!
E’ festa d’Aprile!
Canto Partigiano, 1945 –

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione. – Piero Calamandrei – 

E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la reiugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline.
– I’ll go on to the end. I’ll never give up. – Beppe Fenoglio – 

A cura di Chiara