Eveline

Lo scrittore irlandese James Joyce pubblica nel 1914 la raccolta di racconti Dubliners – Gente di Dublino, che viene oggi considerata una delle opere più importanti della letteratura moderna, soprattutto per gli esperimenti con il flusso di coscienza e altre tecniche narrative moderniste. Tra i racconti più famosi e significativi della raccolta emerge Eveline, un racconto che in poche pagine delinea le preoccupazioni e il flusso di coscienza di una ragazza, Eveline, che è allo stesso tempo metafora di un’intera città (Dublino) e un’intera nazione (l’Irlanda).

Eveline è, infatti, la rappresentazione del cambiamento fallito. La diciannovenne, seduta alla finestra, scruta la strada e intanto riflette sul futuro che l’attende: il suo fidanzato, Frank, le ha offerto l’opportunità di iniziare una nuova vita insieme a Buenos Aires. A livello razionale, Eveline non ha ragioni per rifiutare: la vita che conduce a Dublino è umile e triste. Eveline ha perso la madre e un fratello, ha un rapporto difficile con il padre, che alterna momenti di bontà a momenti di maltrattamento; ha inoltre un lavoro come commessa dove non si sente apprezzata né realizzata, e anzi viene fatta oggetto di scherno dal suo capo.

A livello emotivo, però, Eveline è costantemente in preda ai dubbi. Il racconto in sé ha pochissima azione, ma segue l’alternanza dei pensieri di Eveline, che oscillano tra il desiderio di partire e di cambiare e la paura di abbandonare il certo per l’ignoto. Infine, è la paura a vincere: arrivata ormai al porto, colta da un’ultima ondata di dubbio, Eveline rimane immobile e non segue il fidanzato per la nave, scegliendo quindi di rimanere nella sua vita insoddisfatta piuttosto che affrontare il nuovo e l’incerto.

La paura e l’immobilismo di Eveline

La paura, la resistenza al cambiamento, il desiderio di trasformazione che però non riesce ad attuarsi, sono tutte tematiche ricorrenti nei racconti di Gente di Dublino. Eveline ne è un esempio calzante, soprattutto per la sua brevità e la sua struttura circolare: la storia inizia con la ragazza tra le mura domestiche, che guarda verso l’esterno, quasi a simboleggiare il desiderio di partire, ma quando effettivamente Eveline si trova al porto, sopravviene l’immobilismo, e la ragazza rimane bloccata, e torna al punto di partenza. Questa dinamica, che si ritrova anche in altri racconti di Joyce, è stata spesso interpretata come una metafora della società irlandese, eccessivamente legata ai ricordi e al passato, tanto da non riuscire a innovarsi e a muoversi verso il futuro.

A cura di Chiara.