In una Parigi degli Anni ruggenti, il romanzo Diva d’acciaio di Valentina Casarotto ci vuole raccontare la vita di Tamara de Lempicka, pittrice iconica di quel periodo, di cui si vuole elogiare sia la sua grande produzione artistica sia la sua misteriosa ed enigmatica personalità. Valentina Casarotto ha avuto un’idea geniale a tal proposito: realizzare un romanzo sotto forma di spy story con l’intento di incentrarlo su un personaggio così sfaccettato e complesso come quello di Tamara de Lempicka.

La scrittrice del libro che svolge di professione anche quella di storica dell’arte riesce a scrivere in maniera molto avvincente, svelandoci il suo meticoloso approccio alla ricerca storica, riuscendo ad addentrarsi nel mondo dell’artista polacca indagando a fondo sul suo stile pittorico. Diva d’acciaio è un’opera avvincente in cui si mescolano storia e arte alla riscoperta dell’enigmatica e affascinante pittrice Tamara de Lempicka.

foto personale di Valentina Casarotto.

1) Perché ha scelto Tamara de Lempicka come protagonista del suo romanzo “Diva d’acciaio” e per quale motivo l’ha impostato come una spy story?

Potrà sembrare naif o fantasioso, eppure mi sembra di non aver mai scelto in modo conscio di scrivere un romanzo. Potrei dire che il personaggio principale, Tamara, mi ha scelto e poi ha aspettato per sapere se la sua sfida era stata accettata. Fantasie a parte, la mia passione per l’artista risale al 1994, alla prima mostra che ho visitato a Roma a Villa Medici. Sono sempre stata attratta più dalla sua produzione pittorica che dalla sua vita avventurosa. Poi nel 2014 ho tenuto una conferenza di storia dell’arte su di lei, che mi ha dato modo di approfondire l’arte e la sua vita. In quel momento i miei amici hanno fatto pressioni perché io dessi voce all’artista più mondana degli anni ’20 scrivendo un romanzo storico.

La finzione narrativa della spy story mi è sembrata subito la sola strada percorribile, avendo scartato per molti motivi molte altre forme narrative – diario, memorie, ecc.. Mi sembrava anche la più congeniale a tratteggiare un personaggio così sfaccettato, spigoloso seppur così affascinante come Tamara de Lempicka. In anticipo di un anno avevo già steso le linee principali di tutto il manoscritto, quando nel 2015 sono emersi alcuni documenti d’archivio che confermano che la mia finzione narrativa ha una sua plausibilità storica.

                                                                      copertina del libro Diva d’acciaio di Valentina Casarotto

2) Per descrivere l’artista Tamara de Lempicka ha dovuto effettuare un’accurata ricerca storica. Come l’ha svolta, ce ne potrebbe parlare?

Il mio modus operandi – come si dice degli assassini – è metodico. Parto dalla consultazione quanto più completa della bibliografia sulla produzione e sulla vita dell’artista (cataloghi di mostre, monografie, ecc.). Gli scenari invece sono frutto di una ricostruzione storica che prende in esame fonti di diversa natura: cronache, giornali, micro e macro storia, memorie e diari di personaggi famosi del tempo.

La trama storica di un romanzo è la ricostruzione di una partita a scacchi già giocata: lo scrittore deve solo mettere insieme i pezzi, come le tessere di uno scenario fatto di luoghi, persone, mode e società ormai tramontati, e dar loro voce ed emozioni. L’importante è di non dare nulla per scontato. Ad esempio gli aeroporti più importanti d’Inghilterra negli anni ’40 non sono gli stessi dei nostri tempi. Per le ricostruzioni degli ambienti spesso mi affido ai dipinti di genere o alle fotografie d’epoca. L’ispirazione invece è frutto di momenti di creatività che rielabora in modo intuitivo tutte le nozioni trovate. Per dare corpo alle vicende personali e più private dell’artista, mi sono immersa nella lettura delle memorie di Kizette, la figlia che Tamara nascondeva al pubblico per non far sfiorire precocemente la propria giovinezza. Le Dive non hanno una data di nascita perché ambiscono all’eternità e tantomeno non hanno figli che le possano incasellare nell’atavico ed esclusivo ruolo di madre.

                                                         Ragazza in verde, Tamara de Lempicka

3) Può condividere un momento affascinante che ha scoperto durante la sua ricerca su Tamara de Lempicka? E se si come ha influenzato la stesura del suo romanzo?

La personalità di Tamara si delinea pian piano attraverso le parole dei vari personaggi intervistati: ognuno racconta una parte della vita dell’artista, come un prisma ottico che brilla in modo diverso rispetto alla luce. Dalle loro parole emerge via via una Tamara poliedrica ed elegantissima, adamantina e cinica, affascinante e metodica, spesso menzognera, volubile e affamata di successo. Nel suo privato però la scopriamo anche umbratile, indefessa lavoratrice, e a volte affetta da depressione e periodi di inedia. Nonostante queste ombre, è stata una protagonista assoluta della vita parigina degli anni Ruggenti di Parigi.

Il libro intesse una trama fitta di episodi che sembrano coincidenze ma che non lo sono: ad esempio, durante i lavori per il ritratto della ballerina Nana de Herrera, Tamara, appena uscita da un divorzio che l’aveva fatta precipitare in una depressione nera, risorge come la fenice e conquista il ruolo di amante del Barone Kuffner, spodestando proprio Nana… Incrociando i fatti della vita dell’artista, con le notizie spesso contraddittorie che lei stessa divulgava a scopo scandalistico, si scopre che Tamara era spesso menzognera, fanfarona, millantatrice di proposito… In questo ambito era una futurista, una donna virile. La prima parte del romanzo costruisce alcuni aspetti della sua personalità, mentre nella seconda parte del romanzo si scoprono le crepe di questa lucida costruzione che vorrebbe tendere alla perfezione. Come nel caso della famosa poesia “La donna d’oro” che si dice dedicata da Gabriele d’Annunzio all’artista… ma non voglio svelare di più.

                                                         foto in Common licence Wikipedia

4) Com’è stato indagare a fondo sulle relazioni amorose dell’artista?

E’ stata una specie di caccia al tesoro intrisa di seduzione. Mi sono divertita a ricostruire amori folli, storie avventurose, prive di normalità e quotidianità, come sono stati i suoi amori. Tamara adesso è una dei vessilli della libertà sessuale, anche se all’epoca, pur non facendo mistero delle sue numerose e famose amanti, teneva un comportamento abbastanza riservato. Ad esempio non si faceva fotografare con le amiche, mentre veicolava sui rotocalchi l’immagine della femme fatale, spesso accompagnata da uomini, amanti e mariti… Le sue amanti le troviamo come magnifiche modelle dei suoi dipinti più riusciti. È stato interessante scoprire che, anche la Parigi degli anni Venti e Trenta era una città molto tollerante, le persone con preferenze omosessuali adottavano una condotta morigerata o comunque esibita solo in contesti esclusivi, perlopiù privati, per non incorrere nella condanna morale che purtroppo al tempo era sempre in agguato.

                                                         Sleeper (Kizette), Tamara de Lempicka

5) Come è avvenuta la scelta dei personaggi del suo romanzo “Diva d’acciaio”?

Per la scelta dei personaggi che popolano il romanzo mi sono lasciata affascinare dall’entourage di Tamara: artisti e poeti, letterati e filosofi, salottiere e aristocratici, nobili e prostitute. Metaforicamente ho interrogato i loro bellissimi ritratti e ho creato una narrazione plausibile attorno al loro tempo. Vita, storia, costume e società hanno preso forma. È un po’ una mia filosofia pensare che i dipinti vadano guardati e interrogati: e mi sembra che le domande che sorgono dalla loro contemplazione hanno sempre a che fare con la creazione dell’artista.

6) Ha avuto dei momenti di blocco mentre scriveva un romanzo storico su un personaggio artistico così interessante e complesso come Tamara de Lempicka?

La mia scrittura è metamorfica: scrivo di getto, e poi mi affido a mille revisioni, ripensamenti, spostamenti di intere parti. Quindi potrei dire che il blocco dell’ispirazione e della scrittura non c’è mai stato. È invece vero che il romanzo ha subito molte trasformazioni. Non tanto del contenuto ma della forma. È stato montato e rimontato quattro o cinque volte. La prima stesura aveva una struttura molto esile: una serie di deposizioni all’FBI, poi ho creato un agente segreto di nome Frank che doveva condurre l’indagine che legava la narrazione; la svolta è avvenuta quando ho trasformato Frank in Clare, il personaggio della giornalista incaricata di condurre l’indagine in incognito su Tamara. Anche per questa donna, esempio di grande indipendenza e valore, mi sono ispirata a una giornalista esistente, Clare Boothe Luce. In tutto questo, ho cambiato più volte punto di vista del narratore… quando dico che è stato smontato e rimontato come un castello della Lego, non esagero!

7) Quando scrive i suoi libri, come si approccia alle storie che racconta?

Divento una lettrice onnivora: dai giornali alla letteratura, alla poesia; ascolto la musica di quel tempo; guardo foto e dipinti che mi aiutino a definire tutti gli aspetti della società. Mi pongo sempre tante domande, come un bambino curioso che vede per la prima volta qualcosa e vuole capire come funziona.

                                                         foto personale della scrittrice Valentina Casarotto

8) Come concilia il suo lavoro di storica dell’arte con quello di scrittrice?

Sono fortunata perché insegno la materia che mi appassiona, e quindi per me non c’è mai fine allo studio. La scrittura dei romanzi è un’attività che coltivo nel mio privato, nel tempo estivo, di notte, nei weekend… Ogni tanto scrivo anche racconti brevi, che pubblico sul mio sito: https://valentinacasarotto.blog/

Nella finzione narrativa i protagonisti dei quadri di grandi artisti (ad esempio la dama con l’ermellino di Leonardo, ecc…) prendono la parola e si raccontano. È un espediente che trovo efficace anche per coinvolgere i miei studenti nello studio della materia.

9) Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Un altro romanzo sul Settecento che è un secolo che amo molto. È un manoscritto che ho stilato ancora nel 2012-2013, a cui mancano pochi elementi per essere finito. Ma non svelo di più, anche perché i tempi non sono maturi. Intanto la mia Diva d’acciaio deve avere il proprio tempo per farsi conoscere.