Il sarto di Gloucester

L’autrice di libri per bambini e illustratrice inglese Beatrix Potter è passata alla storia per le sue fiabe con protagonista Peter Rabbit: il primo personaggio letterario a essere trasformato su licenza in un oggetto di merchandising.

Nel 1901, già una scrittrice e illustratrice affermata e di successo, Beatrix Potter si dedicò a una fiaba natalizia, Il sarto di Gloucester, che regalò come dono di Natale a Freda Moore, la figlia della sua ex governante.

La storia de Il sarto di Glouchester

Nella fiaba ricompaiono i suoi famosissimi topolini, nelle illustrazioni tanto amate dal pubblico, ma la vicenda narrata si ispira a fatti realmente accaduti. Leggenda narra infatti che il sarto John Prichard, contemporaneo di Beatrix Potter, doveva realizzare nella sua bottega di Gloucester un completo per il nuovo sindaco della città. Dopo aver trascorso la domenica a casa, il sarto, ritornato in bottega il lunedì mattina, trovò l’abito finito, eccetto per una sola asola. A finirlo durante la notte erano stati i suoi assistenti, ma Prichard diffuse la voce che l’abito era stato terminato da delle fate, e la diceria si trasformò presto in una leggenda locale. 

Ispirandosi alla vicenda di John Prichard, Beatrix Potter diede vita alla sua fiaba, ambientandola però nel diciottesimo secolo. Con il suo stile inconfondibile, l’autrice disegnò la bottega del sarto e la strada di Gloucester dove era situata. Il sarto di Gloucester è un brav’uomo con una commissione importante: completare un abito per il sindaco della città che si deve sposare alle soglie del Natale.

Ma il sarto cade improvvisamente ammalato ed è impossibilitato a completare il lavoro: così, ad aiutarlo con ago e filo intervengono diligenti topini, assistiti da Simpkin, il gatto della bottega, che, come un vero e proprio maggiordomo, esce a fare le commissioni per conto dei piccoli sarti. Grazie al magico intervento degli animaletti antropomorfi dell’illustratrice, si compie un piccolo miracolo di Natale, che salva il sarto e permette al sindaco di indossare il suo abito il giorno del matrimonio.

Dopo averne fatto dono a Freda, Beatrix Potter riprese la fiaba e la fece stampare a sue spese, diffondendola principalmente tra amici e parenti, finché il suo editore, dopo qualche taglio e adattamento, non la pubblicò in una lussuosa edizione nel 1903. L’autrice ne regalò una copia al sarto di Chelsea che le aveva concesso di esplorare gli interni della sua bottega per trarre ispirazione per le sue illustrazioni: ne derivò una doppia pubblicità per il libro e per il sarto, tanto che la fiaba venne entusiasticamente recensita sulla rivista del settore The Tailor & Cutter.

A cura di Chiara.