Introduzione

“Fate non importa cosa ma fatelo con gioia” diceva Henry Miller. La gioia, o la ricerca di essa, così come la felicità, è sempre stato uno dei tabù della vita umana. Gioia è un sentimento di estasi e appagamento, un misto di soddisfazione e contentezza.

Ma come si può raggiungere questo stato di grazia? Si tratta di un quesito connaturato all’esperienza umana e che preme, più di tutti, all’artista che per definizione si propone di cercare e di interpretare la realtà. La gioia e la sua manifestazione visiva e tangibile è spesso stata oggetto di indagine da parte dell’artista: gli uomini del Medioevo esprimevano la gioia attraverso l’idea della santità, raffigurandola nell’estasi del divino e delle immagini sacre.

L’epoca rinascimentale ha, invece, interpretato la gioia attraverso la serena compostezza della Natura e di luoghi remoti e idilliaci. In epoche recenti l’idea di gioia assume differenti sfaccettature e contorni non comprimibili entro specifici canoni: ecco come alcuni pittori scelgono di raffigurare la gioia in tele permeate di festosa allegria e altri la identificano come misura e armonia interiore, come contemplazione estatica di memorie e luoghi lontani.

La Danza, Matisse

La danza di Matisse di un dipinto singolarissimo che vede raffigurata una dionisiaca danza circolare di figure umane immerse in uno sfondo simbolico, ricco di colore. Risalente al 1909, questo quadro vanta colori accesi e luminosi: verde è la terra, blu lo spazio, rosse e aranciate le sagome dei festosi danzatori che si librano tra cielo e terra.


Il cerchio, elemento mistico caro a molte culture, rimanda all’idea di ciclicità: ogni cosa è destinata a finire e a ritornare, inesorabilmente, daccapo. Nel frattempo tanto vale assaporare un momentaneo e prezioso sentimento di gioia.

Sulla città, Chagall

Sulla città è un dipinto cubista del pittore russo ebreo Marc Chagall, risalente al 1919. Olio su tela, questo quadro ritrae due amanti in volo sopra la città di Witbesk nell’attuale Bielorussia, oggetto di bombardamento da parte dei tedeschi nel giugno 1941. È facile intuire come gli amanti siano il pittore stesso e sua moglie, che si librano nell’aria con una naturalezza estrema, sfidando la gravità in un volo simbolico al di sopra delle rovine.


La gioia dell’amore, la complicità e l’essere tutt’uno contro il mondo meschino e crudele trasforma i due amanti in una creatura capace di volare fantasticamente senza limiti e catene: un volo simbolico tratteggiato con pennellate audaci e colori forti.

Un particolare curioso si può notare in basso a sinistra nel dipinto: la città di Witebesk si adagia grigia e fumosa e tra le sue rovine un uomo espleta i suoi bisogni accovacciato davanti a un muro. Si tratta di una provocazione da parte dell’autore che sceglie di creare un contrasto ideologico e visivo tra la realtà sordida della figura dell’uomo sottostante e la gioia circense dei due amanti che appaiono liberi, felici, trascendenti. Sulla città è, di sicuro, uno dei dipinti più romantici del pittore russo, uno dei più simbolici, permeato da un senso di gioia surreale eppure naturalissimo.