Clarissa

Dopo il successo di Pamela, Samuel Richardson pubblica nel 1748 un secondo romanzo epistolare che segue le vicende di un’eroina virtuosa e onesta perseguitata da corteggiatori non desiderati: Clarissa. Clarissa viene considerato il capolavoro di Richardson e uno dei romanzi più lunghi della letteratura inglese.

Descrizione del personaggio di Clarissa

Clarissa Harlowe è una giovane che vuole una cosa sola: vivere la propria vita tranquillamente. La famiglia, però, non è d’accordo: quando Clarissa eredita dal nonno una piccola fortuna, i genitori vedono in Clarissa un mezzo per entrare nella buona società inglese. Fanno pressioni sulla figlia anziché sposi Roger Solmes: a Clarissa, però, non piace, e la sua resistenza al matrimonio viene interpretata come disobbedienza; per di più, la sorella Arabella crede che Clarissa abbia una tresca con Robert Lovelace, che dapprima corteggiava Arabella ma poi ha spostato le proprie attenzioni su Clarissa, soprattutto quando lei ha ereditato.

Lovelace riesce a convincere Clarissa a fuggire con lui per evitare il matrimonio con Solmes, ma la giovane finisce dalla padella alla brace: Lovelace la tiene prigioniera in diverse residenze, tra cui un bordello. Tenta più volte di sedurla, ma Clarissa rimane fedele alla propria virtù; una volta riesce a fuggire dal bordello, ma Lovelace la rintraccia e con l’inganno prima la droga, poi la violenta. Lovelace è convinto che, disonorata, ora la donna sarà costretta a sposarlo; ma Clarissa, di nuovo, si rifiuta, e riesce a scappare di nuovo. Trova rifugio presso i poveri ma onesti Smith che, si scoprirà, sono la vera famiglia di Lovelace.

 

Lovelace, che si è recato presso uno zio morente, si mantiene in contatto con Clarissa tramite l’amico Belford che, però, progressivamente si avvicina alla donna e inizia a disprezzare l’amico per le sue azioni. Clarissa, infatti, per lo stress e l’ansia di questa persecuzione si ammala, e la sua salute si deteriora rapidamente. Clarissa, infine, muore circondata da persone sconosciute ma assistita dal proprio cugino, Morden; Belford si occupa di gestire il testamento di Clarissa, rispettandone le ultime volontà. Morden sfida Lovelace a duello e lo ferisce mortalmente, vendicando così i torti subiti da Clarissa. Solo alla fine i genitori e la famiglia di Clarissa, rendendosi conto delle conseguenze delle proprie azioni, si pentono di aver pressato la figlia verso un matrimonio indesiderato.

La figura di Clarissa è estremamente simile a quella dell’altra eroina di Richardson, Pamela: entrambe perseguitate, entrambe desiderose di conservare la propria virtù, entrambe vittime di violenza; c’è, però, una differenza abissale: in Clarissa manca il lieto fine. Il pubblico ne rimase così deluso che molti scrissero dei finali alternativi, con un lieto fine tra Clarissa e Lovelace. Ma l’intento dell’autore era proprio mostrare come la virtù spesso e volentieri viene calpestata, e non sempre un lieto fine è possibile per una donna onesta.

A cura di Chiara.