Lucia Anna Joyce
Lucia Anna Joyce è stata una ballerina professionista di cittadinanza italiana, figlia del famoso scrittore irlandese James Joyce.
La vita
Lucia Anna Joyce nacque il 26 luglio 1907 a Trieste, la seconda figlia dello scrittore James Joyce e della compagna Nora Barnacle, sua musa e in seguito moglie. Lucia e il fratello maggiore Giorgio vennero cresciuti in Italia in quanto i genitori si erano stabiliti da espatriati a Trieste; Lucia imparò quindi l’italiano come prima lingua.
Durante l’adolescenza, Lucia venne mandata a Parigi per studiare danza: la giovane venne allora seguita da Jacques Dalcroze, fondatore del Dalcroze Institute dove studiava, poi dalla ballerina inglese Margaret Morris; infine si allenò con il ballerino americano Raymond Duncan, spostandosi nella sua scuola in Austria. Nel 1927, Lucia fece il suo debutto come ballerina danzando in un adattamento della Piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen.
La danza
Nel 1928, la giovane si unì a un gruppo di ballerine (Les Six de rythme et couleur) con cui si esibì in diverse città europee. A Parigi venne notata dai critici e in seguito scelta come una delle sei finaliste del festival internazionale di danza; non vinse ma si guadagnò il favore del pubblico, che anzi protestò con la giuria per la sua mancata vittoria.
Non era facile però essere la figlia di James Joyce. Alla fine degli anni Venti girarono voci su una possibile relazione tra la ventunenne Lucia e il futuro drammaturgo Samuel Beckett, in quel periodo segretario personale di James Joyce. Pare che sia stato Beckett a interrompere la relazione perché, in realtà, più interessato a stringere un rapporto professionale con il padre James che non romantico con la figlia. All’età di ventidue anni, Lucia annunciò la sua intenzione di abbandonare il mondo della danza.
Ci sono due diverse teorie sul perché Lucia abbia abbandonato la carriera da ballerina dopo anni di così duro lavoro. Lucia avrebbe ammesso di non sentirsi fisicamente abbastanza forte da poter effettivamente sfondare nel mondo della danza; ma secondo alcune ricostruzioni della sua biografa, Carol Schloss, fu il padre a mettere la parola fine alla sua carriera. Pare che il rapporto tra Lucia e la madre Nora non fosse facile, e lo stress connesso con le lunghe ore di allenamento non faceva altro che esacerbare la tensione madre-figlia, che spesso si sfogava in brutti litigi che disturbavano il lavoro artistico del padre James.
La malattia
Quale che fossero i motivi del suo abbandono della danza, a partire dal 1930 Lucia iniziò a mostrare i sintomi di una malattia mentale. Dopo un fallito tentativo di riavvicinamento con Samuel Beckett, Lucia ebbe alcune relazioni, inclusa una con il suo docente di disegno Alexander Calder; la donna aveva iniziato a seguire corsi di disegno perché il padre James l’aveva persuasa a cimentarsi con il lettering delle proprie opere. Ma la malattia mentale si faceva più grave man mano che passavano gli anni. James Joyce decise di rivolgersi al famoso Carl Jung che, nella propria clinica svizzera, diagnosticò a Lucia una schizofrenia.
Dopo un breve periodo passato in Inghilterra per degli esami, Lucia tornò a Parigi e decise infine di stabilirsi a Neuilly-sur-Seine da Maria McDonald Jolas, la redattrice che insieme al marito Eugene aveva fondato la rivista dadaista transition. Il soggiorno da Maria Jolas durò appena tre settimane, perché il rapido peggioramento dei suoi sintomi costrinse i suoi genitori a farla ricoverare in un manicomio; Lucia venne messa in isolamento perché considerata un pericolo per sé e per gli altri.
Dopo alcuni anni trascorsi in un istituto a Ivry-sur-Seine, nel 1951 Lucia venne di nuovo trasferita in Inghilterra, al St. Andrew’s Hospital di Northampton. Lì rimase per anni; Samuel Beckett cedette la sua quota di royalty per il suo saggio di contributo a Finnegans Wake per contribuire a pagare la degenza di Lucia in ospedale. Al St. Andrew’s Hospital Lucia trascorse il resto della sua vita: lì morì per un infarto il 12 dicembre 1982.
La sua biografia pubblicata da Carol Schloss suscitò grandi polemiche: in essa, la scrittrice e biografa sosteneva che fosse la figlia Lucia, e non la moglie Nora, a essere stata la musa di Joyce per Finnegans Wake. La Schloss avanzò inoltre l’ipotesi che l’abbandono della danza fu il fattore scatenante della schizofrenia di Lucia.
A cura di Chiara.
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