Louise Brooks

Louise Brooks è stata un’attrice e ballerina statunitense che ha conquistato la fama soprattutto negli anni Venti e Trenta. Viene considerata oggi come una delle primissime stelle del cinema, un’icona dell’era del jazz nonché delle flapper, un movimento culturale delle donne degli anni Venti che bevevano liberamente, indossavano vestiti corti e, in generale, violavano le “regole della morale” di inizio secolo. L’attrice ha anche lanciato la moda del bob, il taglio di capelli cortissimo ancora oggi molto usato.

Le origini

Mary Louise Brooks nacque il 14 novembre 1906 a Cherrivale, in Kansas, figlia di Leonard Porter Brooks, avvocato, e Myra Rude, artista, brava pianista, che contribuì a trasmettere ai figli l’amore per la musica e i libri. 

All’età di nove anni, la piccola Louise subì una violenza sessuale: un’esperienza che la segnò per tutta la vita. Quando finalmente la bambina rivelò il fatto alla madre, secondo la mentalità dell’epoca la colpa ricadde su di lei, che doveva aver fatto qualcosa per “istigare” l’uomo. La famiglia Brooks, si trasferì prima a Independence e poi a Wichita, sempre in Kansas, dove Louise iniziò a frequentare la compagnia di ballo della scuola d’arte e di danza Denishawn, dove si distinse per il suo talento; con la compagnia, viaggiò a Londra e Parigi e arrivò a ricoprire un ruolo da protagonista.

A causa di dissapori, però, con uno dei fondatori della compagnia, St. Denis, venne licenziata nel 1924. Grazie a un’amica, però, Louise trovò subito un altro ingaggio come corista per le George White’s Scandals e come ballerina (altamente svestita) per le Ziegfeld Follies; in quest’ultimo ruolo venne notata da Walter Wanger, un produttore che lavorava per la Paramount, che le fece firmare immediatamente un contratto di cinque anni. Alla Paramount Louise conobbe ed ebbe una relazione con la star del cinema Charlie Chaplin.

La carriera nel cinema

Nel 1925, Louise fece la sua prima apparizione sul grande schermo nel film muto The Street of Forgotten Men, in un ruolo minore, ma ben presto si conquistò ruoli di primo piano, anche grazie alla sua immagine di flapper. Nel 1926, l’attrice si sposò con il regista Eddie Sutherland, ma ebbe comunque molteplici relazioni extraconiugali. Sia la MGM che la Paramount le offrirono contratti, ma Louise accettò solo quello della Paramount, e già nel 1928 si era creata un seguito di fan grazie al proprio ruolo nel film muto di Howard Hawks Capitan Barbablù; fu con quel film che l’attrice lanciò il taglio a bob.

Seguendo il ritmo dell’epoca, Louise si impegnò in più di un film all’anno, affermandosi nel mondo di Hollywood e frequentando persone importanti: attori, registi, magnati. Ebbe molte relazioni, talvolta anche lesbiche, e rimase fortemente traumatizzata quando una delle sue più care amiche, e amante, Pepi Lederer, commise suicidio. Questo evento, unito al rifiuto della Paramount di concederle un aumento come promesso, la convinsero a lasciare l’America e recarsi in Europa, dove iniziò a lavorare per il regista tedesco Pabst. Prima di partire, divorziò dal marito.

In Europa

All’epoca, il cinema tedesco era l’unico in grado di competere con Hollywood, e fu quello a immortalare Louise per sempre. Con il film Il vaso di pandora (1929), Louise divenne una star a livello internazionale, fama che venne rafforzata anche dal film, dello stesso anno, Diario di una donna perduta. I critici apprezzarono lo stile di recitazione, estremamente moderno, di Louise; Pabst le consigliò di rimanere in Germania e continuare a recitare in modo serio, piuttosto che tornare a Hollywood ed essere fagocitata da ruoli superficiali che l’avrebbero portata alla rovina.

Ciononostante, Louise ignorò il consiglio e tornò in America. Il suo rifiuto di tornare dalla Paramount la fece finire su una lista nera e, anche se partecipò a due film da botteghino nel 1931, venne largamente ignorata dai critici. Le sue relazioni tese con le case produttrici hollywoodiane la portarono presto sul lastrico, e la donna finì a ballare in un nightclub per mantenersi. Nel 1933, però, sposò il milionario Deering Davis: un matrimonio che durò appena cinque mesi. Louise abbandonò il marito già nel marzo 1934, ma per motivi tecnici la coppia divorziò solo nel 1938. Louise non ebbe mai figli.

Gli ultimi anni

Nel 1936, Louise tentò di tornare alla ribalta, ma nessuna delle parti che riuscì a ottenere le restituì la fama che aveva perso. Non veniva considerata dai critici né dalle riviste di moda; il suo ultimo film fu Overland Stage Raiders nel 1938.

All’alba degli anni Quaranta, la carriera come attrice di Louise era finita. Lavorò come copywriter per una rivista, ma la mancanza di uno stipendio fisso le causò molti problemi economici. Si ricordò dei consigli di Pabst, che le diceva di lasciare Hollywood, e tentò di ritornare a Wichita, ma anche lì non c’era futuro per lei. Tornò allora a New York, dove si barcamenò con vari lavori, finendo a fare la escort.

Nel 1955, però, lo storico del cinema francese Henri Langlois rilanciò la fama di Louise Brooks, definendola migliore di Marlene Dietrich e Greta Garbo. James Card, curatore cinematografico, la rintracciò a New York e la prese sotto la propria ala, lanciandola come sceneggiatrice e giornalista cinematografica. Rilasciò alcune interviste che confluirono in documentari sul cinema tedesco e quello di Hollywood dei primi decenni del Novecento.

Louise Brooks morì nel 1985 nel suo appartamento a Rochester, stato di New York, a causa di un infarto. 

A cura di Chiara.