Sylvia Plath

Sylvia Plath è stata una scrittrice e poetessa statunitense. Tra le sue opere più famose spiccano La campana di vetro, un romanzo semi-autobiografico, e la sua raccolta di poesie scelte che le hanno guadagnato un premio Pulitzer postumo nel 1982.

L’infanzia

Sylvia Plath nacque il 2 ottobre 1932 a Boston, Massachussetts. Entrambi i suoi genitori discendevano da antenati europei: la madre, Aurelia Schober, era di origini austriache, mentre il padre, Otto Plath, entomologo e professore di biologia all’università di Boston, era tedesco. Nel 1935 nacque il fratellino di Sylvia, Warren, e la famiglia si trasferì poco dopo a Winthrop, sempre nel Massachussetts, dove Sylvia, all’età di otto anni, pubblicò la sua prima poesia nella sezione dedicata ai bambini del Boston Herald.

Era una bambina estremamente intelligente, con un quoziente intellettivo di 160; ancor prima di compiere dieci anni aveva già pubblicato molteplici poesie su giornali e riviste locali. Soffrì molto per la morte del padre Otto, avvenuta nel 1940, che portò la madre a trasferirsi con i due figli a Wellesley. Lì, la giovanissima Sylvia si distinse anche per la sua bravura artistica, e nel 1947 vinse un premio scolastico per i suoi dipinti. Nel 1950 si diplomò al college di Wellesley, e per la prima volta una sua opera venne pubblicata su un giornale a livello nazionale. 

Una depressione sempre in agguato

Sylvia frequentò un college privato nel Massachussetts, dove si distinse per i voti altissimi e diresse, nel frattempo, il giornale scolastico. Dopo il terzo anno di college venne assunta come editor esterna presso la rivista femminile Mademoiselle, il che la portò a trascorrere un periodo a New York, che sarebbe poi stato raccontato ne La campana di vetro. Nonostante i successi scolastici e lavorativi, però, Sylvia soffriva già allora di una depressione cronica, che la portò per la prima volta ad atti di autolesionismo e, di conseguenza, a un ricovero e a un trattamento di elettroshock per la depressione.

Nel 1953 tentò per la prima volta il suicidio, e per questo venne ricoverata per sei mesi in un ospedale psichiatrico. Le sue cure (e il suo posto al college) vennero pagate dalla poetessa americana Olive Higgins Prouty, che aveva a sua volta vissuto una brutta depressione, ma era riuscita ad uscirne. 

Sylvia, terminato il periodo di cura, tornò al college e si laureò con lode nel 1955. Grazie alle sue prestazioni accademiche, riuscì a vincere una borsa di studio per il college di Newnham presso l’università di Cambridge, in Inghilterra. A Cambridge, Sylvia continuò a scrivere poesie e a pubblicarle sul giornale studentesco; ebbe l’occasione di viaggiare in tutta Europa e di studiare nella classe della prestigiosa professoressa di letteratura inglese Dorothea Krook. Nel 1956, Sylvia incontrò il poeta Ted Hughes: scattò subito una scintilla, iniziarono a frequentarsi, scambiandosi poesie scritte l’uno per l’altro, e nel giro di pochi mesi si sposarono a Londra. Dopo la luna di miele a Parigi, ritornarono entrambi a Cambridge, e svilupparono un curioso interesse per l’astrologia e il paranormale. 

Carriera in movimento

Nel 1957, marito e moglie si trasferirono negli Stati Uniti e Sylvia iniziò a insegnare allo Smith College, dove si era laureata. Era difficile, per Sylvia, insegnare a tempo pieno e continuare a scrivere, così, quando lei e il marito si trasferirono a Boston, decise di accettare un lavoro come receptionist presso il Massachussetts General Hospital, e di frequentare alla sera le lezioni di scrittura di Robert Lowell. Lì incontrò anche la poetessa americana Anne Sexton: sia Robert che Anne la incoraggiarono a scrivere della propria vita, e questo spronò Sylvia a tentare un approccio più intimo e biografico, che aprì la strada per un ulteriore sviluppo del filone della poesia confessionale.

Dopo un periodo trascorso in una colonia di artisti nello stato di New York, Sylvia e Tom ritornarono in Inghilterra e si stabilirono a Londra, a Chalcot Square: lì nacque la loro figlia Frida nel 1960 e Sylvia pubblicò la sua prima raccolta di poesie, The Colossus. In quel periodo, pare che Tom fosse violento con la moglie, e fu forse per questo che Sylvia ebbe un aborto nel 1961, eventi che confluirono ne La campana di vetro. La coppia si trasferì allora nel Devon, dove nacque Nicholas (1962), e affittò la casa di Londra a una coppia, Assia e David Wevill. Tom ebbe una relazione con Assia; questo, e un incidente d’auto di Sylvia che, la donna dichiarò, era un altro tentativo di suicidio, portò la coppia a separarsi. 

Dopo la separazione, Sylvia scrisse moltissimo, probabilmente la maggior parte delle poesie che ancora oggi le danno la fama; affittò un’altra casa a Londra, vicina a Chalcot Square, dove si trasferì con i figli. Continuò a scrivere e completò il suo unico romanzo, La campana di vetro, che pubblicò poco prima della sua morte con lo pseudonimo di Victoria Lucas. La depressione, però, incombeva sempre, complice anche il terribile inverno del 1962-63, uno dei più freddi degli ultimi 100 anni.

Sylvia parlò della propria depressione con il suo medico curante, John Horder, che le faceva visita quotidianamente, temendo per lei, da sola con due figli. Ma non bastò: l’11 febbraio 1963, Sylvia venne rinvenuta morta, con la testa nel forno, chiusa nella cucina per evitare che i figli la vedessero. Aveva anche lasciato un appunto per il suo vicino, in cui diceva di chiamare il dottor Horder. Il marito, nonostante si fossero separati, ne fu devastato. La figlia Frida sarebbe diventata a sua volta un’artista e scrittrice, mentre il figlio Nicholas si sarebbe impiccato dopo una lunga depressione.

A cura di Chiara.