Johanna Bonger

Johanna Bonger è stata la moglie del mercante d’arte Theo van Gogh e cognata del pittore Vincent van Gogh. A sua volta pittrice, è stata anche la curatrice e la traduttrice delle lettere dei due fratelli van Gogh, e ha contribuito alla diffusione delle opere di Vincent dopo la sua morte. 

La famiglia d’origine

Johanna Gezina Bonger nacque il 4 ottobre 1862 ad Amsterdam da Hendrik Christiaan Bonger, un assicuratore, e Hermine Louise Weissman. Era la quinta di sette figli; era particolarmente legata a suo fratello maggiore, Andries, mentre suo fratello minore, Willem Andriaan, sarebbe diventato un famoso criminologo.

Tutta la famiglia era particolarmente appassionata di musica, e Johanna divenne una brava pianista; essendo la più vivace e curiosa delle sue sorelle, le venne permesso di studiare oltre il dovuto, arrivando fino all’equivalente di un livello universitario, e si concentrò in particolare sull’inglese, vivendo anche alcuni mesi a Londra, dove si mantenne lavorando per la biblioteca del British Museum. Johanna teneva regolarmente un diario, che in futuro sarebbe diventato una preziosa fonte di informazioni su Theo, Vincent e il ruolo di Johanna nella diffusione dell’arte di Vincent. A ventidue anni, la giovane divenne insegnante di inglese in una scuola per ragazze di Elburg, e in seguito in un liceo femminile di Utrecht. 

Theo van Gogh

Più o meno nel 1886, il fratello Andries presentò Johanna a Theo van Gogh: Theo ne rimase profondamente colpito. Passò un anno, e Theo tornò ad Amsterdam e chiese a Johanna di sposarlo. Johanna rifiutò, irritata dalla proposta di un uomo che conosceva a malapena, ma cambiò idea quando Theo le fece una nuova proposta l’anno successivo. Così, i due si sposarono ad Amsterdam il 17 aprile 1889; Theo era un mercante d’arte e Johanna si trasferì insieme a lui a Parigi, lasciandosi alle spalle i genitori e i parenti ad Amsterdam.

Le lettere che la coppia si scambiò prima del matrimonio divennero poi oggetto di una pubblicazione, Brief Happiness: The Correspondence of Theo Van Gogh and Jo Bonger. Il rapporto tra Theo e il fratello Vincent era molto forte, e Johanna si rese subito conto che sposare Theo significava accogliere anche il fratello Vincent nella propria vita. E così infatti accadde: Theo e Johanna furono grandi sostenitori dell’opera di Vincent per molti anni.

Il 31 gennaio 1890, Johanna diede alla luce il suo primo e unico figlio, Vincent Willem. Nonostante il marito fosse malato di sifilide da prima del matrimonio, né lei né il figlio furono infettati. Il bimbo venne appunto chiamato Vincent in onore dello zio, che venne anche nominato suo padrino. Il secondo nome Willem richiamava invece Wil, la sorella minore di Theo, un’altra figura importante prima, durante e dopo la gravidanza di Johanna; un’amicizia che sopravvisse anche dopo la morte di Theo e Vincent. 

 

La morte dei due fratelli

Vincent van Gogh morì il 29 luglio 1890. Theo organizzò una mostra dei suoi quadri nel loro appartamento di Montmartre, tentando di sollevare interesse nell’arte del fratello. Era così legato a lui che dopo la sua morte anche Theo iniziò a deperire; Johanna voleva a tutti i costi portarlo ad Amsterdam per farlo curare da un bravo medico, ma per loro era impossibile partire. La donna, però, riuscì a far venire a Parigi un medico olandese specializzato in ipnosi, Frederik van Eeden. Durante la sua visita, van Eeden si innamorò dei quadri di Vincent, e se ne portò uno dietro a casa, scrivendone e pubblicizzandolo in maniera entusiastica. 

Nel gennaio 1891, anche Theo morì, appena sei mesi dopo il fratello. Rimasta vedova con un bambino piccolo, Johanna si dedicò anima e corpo a proseguire l’opera di Theo e pubblicizzare i dipinti di Vincent. Ne aveva circa 200 nel suo appartamento di Parigi, ridotto ormai a uno spazio vuoto con pochi mobili. Nonostante in molti le suggerissero di rimanere a Parigi, la città dell’arte per eccellenza, Johanna prese tutti i quadri e le lettere scambiate tra Theo e Vincent e ritornò in Olanda, dove aprì, a Bussum, vicino ad Amsterdam, una pensione. Nel frattempo, si dedicò a ristabilire e coltivare nuovi contatti nel mondo dell’arte, e tradusse alcuni racconti in olandese dal francese e dall’inglese. Solo nel 1892 riuscì a ottenere l’organizzazione di una prima mostra di van Gogh.

Nel 1901 si risposò con un pittore olandese, Johan Cohen Gosschalk, dopo circa un anno di fidanzamento; la coppia decise di mantenere i propri beni separati. Johan era però un uomo solitario e tendente alla depressione; il matrimonio non fu facile, e quando Johanna rimase di nuovo vedova nel 1912, non si risposò più. Continuò a promuovere le opere di Vincent nel mondo dell’arte, nonostante il rifiuto di quest’ultima e le opposizioni di altri artisti. Nel 1914 diede alle stampe le lettere dei due fratelli van Gogh, e finalmente il mondo dell’arte, prima in Germania, poi nel resto dell’Europa, iniziò ad apprezzare le opere di Vincent. Con lo scopo di conquistare anche il mercato americano, si dedicò alla traduzione delle lettere dei van Gogh in inglese, e trascorse gli anni della Prima guerra mondiale a New York.

Tornata ad Amsterdam, iniziò però a soffrire di Parkinson, e la sua salute andò deteriorandosi. Johanna morì il 2 settembre 1925, senza aver finito di tradurre le lettere dei van Gogh. Suo figlio Vincent Willem ereditò le opere dello zio e tutta la documentazione raccolta e conservata dalla madre; Vincent Willem e in seguito suo figlio avrebbero continuato l’opera di Johanna, fino a che il governo olandese non costruì il museo di Vincent van Gogh ad Amsterdam.

A cura di Chiara.