Shirin Neshat
Shirin Neshat è un’artista iraniana, famosa per le sue realizzazioni nella fotografia e nei film, che sottolineano il contrasto tra Islam e occidente, tra femminilità e mascolinità, tra antichità e modernità, tra vita pubblica e vita privata. Attualmente vive a New York, città da cui, tramite la sua arte, comunica la propria protesta per la perdita dei diritti fondamentali e il calpestamento dei diritti umani che ha luogo nel suo paese natale, l’Iran, soprattutto a seguito della rivoluzione islamica.
Le origini
Shirin Neshat nasce il 26 marzo 1957 a Qazvin, una città nel nord-ovest dell’Iran, da una famiglia benestante. Suo padre è un medico e sua madre è una casalinga: i nonni materni le insegnano i tipici valori religiosi dell’Islam, mentre i genitori si spostano progressivamente verso i valori occidentali. Questo fa sì che essi decidano di mandare tutti i loro figli, maschi e femmine, a scuola per ricevere la migliore educazione possibile. Ed è quello che succede a Shirin: dapprima frequenta una scuola cattolica a Teheran, poi si reca negli Stati Uniti per frequentare un corso d’arte all’Università della California, campus di Berkeley. Lì la giovane si laurea nel 1983, per poi trasferirsi a New York.
La grande mela la affascina e spaventa allo stesso tempo: si rende conto che il mondo dell’arte è estremamente variegato e competitivo, e non crede di essere in grado di guadagnarsi da vivere tramite l’arte. Inoltre, sente che la propria arte non è abbastanza significativa da ricavarsi uno spazio tutto suo. Ma a New York Shirin incontra Kyon Park, suo futuro marito (da cui avrebbe in seguito divorziato), che dirige lo Storefront for Art and Architecture, un’organizzazione di arte e architettura indipendente e no-profit: la donna decide di lavorare per l’organizzazione, e vi rimane per dieci anni.
L’organizzazione ha un proprio laboratorio culturale, tramite cui Shirin viene a contatto con artisti, architetti e filosofi, che l’aiutano ad affinare la propria visione artistica, e la spronano a riprovare a creare una propria visione di arte.
I primi lavori
Shirin si dedica a delle proprie creazioni nel 1993, anno in cui produce le due serie Unveiling e Women of Allah, che esplorano il ruolo della donna e la concezione del femminile secondo il fondamentalismo islamico; nel 1990, infatti, Shirin è tornata brevemente nella propria madrepatria, ed è rimasta sconvolta dai cambiamenti vissuti dal paese rispetto al periodo della sua infanzia. Per rappresentare questo cambiamento, nella serie Women of Allah, le donne da lei ritratte sono completamente ricoperte da scritte in calligrafia persiana.
L’artista non è poi esplicitamente critica, né prende una posizione decisa: si limita a rappresentare, tramite la sua arte, le complesse dinamiche religiose e intellettuali che plasmano l’identità e l’esperienza femminili nelle moderne società islamiche.
Non solo installazioni artistiche, però. Influenzata dal regista iraniano Abbas Kiarostami, Shirin si dedica anche alla produzione di pellicole e video; con due di essi, Turbulent e Rapture, si conquista un riconoscimento alla 48° edizione della Biennale di Venezia, e una fama sempre più internazionale. Con la collaborazione della cantante iraniana Sussan Deyhim e dell’esperta di storia dell’arte RoseLee Goldberg, nel 2001 produce la pellicola multimediale Logic of the Birds, con lo scopo di usare la musica per creare un impatto emotivo sullo spettatore.
Nel 2004, l’Università delle Arti di Berlino conferisce a Shirin una cattedra onoraria; segue, nel 2006, il premio Dorothy and Lillian Gish, uno dei più prestigiosi e remunerativi nel mondo dell’arte.
Opere e riconoscimenti
Nel 2009, Shirin fa il suo esordio alla regia di un film, Donne senza uomini, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Shahrnush Parsipur; il film vince il Leone d’argento per la migliore regia alla Mostra del cinema di Venezia del 2009. In quello stesso anno, l’artista prende parte a uno sciopero della fame presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York per protestare contro le elezioni presidenziali iraniane.
Nel 2010, Shirin viene nominata artista del decennio dall’Huffington Post per il modo in cui la sua arte ha messo in evidenza il conflitto tra Islam e occidente, e ha affrontato tematiche come il genere, la democrazia, la religione. Nel 2013, l’artista partecipa come membro della giuria al 63° Festival del cinema di Berlino.
Nel 2017, Shirin dirige l’Aida di Verdi durante il festival di Salisburgo; una scelta con un significato, in quanto l’opera affronta le tematiche dell’obbedienza civile e della religione. Nel corso degli anni, a realizzato numerose mostre, da sola o in collaborazione con altri artisti, e le sue opere sono state esposte in prestigiosi musei in tutto il mondo; per esempio, la sua fotografia Speechless è stata acquistata ed esposta dal Los Angeles County Museum of Art. Sempre a Los Angeles, il Broad Museum ha organizzato, nel 2019, una mostra dedicata ai trent’anni di lavoro artistico di Shirin Neshat.
Attualmente, l’artista vive a New York con il suo compagno, Shoja Azari, e collabora come critica con il dipartimento di fotografia della Scuola d’Arte di Yale.
A cura di Chiara.
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