Simone de Beauvoir

Simone de Beauvoir è stata una scrittrice e filosofa esistenzialista francese, nonché attivista femminista, che ha avuto una forte influenza sulla teoria femminista e l’esistenzialismo femminista.

La famiglia e gli studi

Simone Lucie Ernestine Marie Bertrand de Beauvoir nacque il 9 gennaio 1908 in una famiglia borghese parigina: il padre, Georges Bertrand de Beauvoir, era un avvocato, mentre la madre Françoise Brasseur era la figlia di un banchiere benestante. 

La fortuna però voltò le spalle alla famiglia, che perse la maggior parte del proprio patrimonio dopo la Prima guerra mondiale. Nonostante le sopravvenute difficoltà economiche, la madre insistette per mandare Simone e la sorellina Hélène in una prestigiosa scuola di suore. Le due ragazze avevano perso la dote e di conseguenza avevano visto ridursi la possibilità di contrarre un buon matrimonio. Ma per Simone questa si rivelò un’opportunità: intellettualmente avida e precoce, incoraggiata negli studi dal padre, iniziò a nutrire l’idea di vivere autonomamente, guadagnandosi il pane tramite il lavoro.

Mirando a lavorare per la scuola francese, Simone si iscrisse all’École Normale Supérieure per frequentare i corsi preparatori per l’esame di agrégation in filosofia, un esame altamente competitivo per accedere all’insegnamento. Simone si qualificò seconda dietro Jean-Paul Sartre e, all’età di ventuno anni, divenne la studentessa più giovane di sempre ad aver superato l’esame. Inoltre, Simone sostenne anche l’esame per una certificazione di “Filosofia e logica generale”, classificandosi anche in questo caso seconda, dietro alla futura filosofa Simone Weil.

Nel frattempo, Simone portò avanti la propria istruzione, studiando matematica e filosofia, per poi aggiungervi letteratura e lingue. Nel 1928, si laureò in filosofia alla Sorbonne, scrivendo una tesi su Leibniz; lo studio della filosofia politica la portò ad ampliare i propri interessi e a orientarsi verso le problematiche sociali. Parallelamente, abbandonò anche la propria fede (che aveva ereditato dalla madre cattolica), diventando un’atea convinta.

Vita e lavoro: una relazione complicata

Secondo gli standard dell’epoca, la vita personale di Simone era alquanto controversa, cosa che spesso mise in ombra le sue opere e il suo attivismo. Sin dal 1929, Simone fece coppia con il filosofo Sartre, ma i due non si sposarono mai né ebbero figli. Al contrario, entrambi ebbero numerosi amanti. Ma la differenza era che Simone era una donna, Sartre un uomo: a Sartre si facevano sempre domande riguardanti il suo lavoro, a Simone solo domande relative alla sua vita privata. Inoltre, Simone era bisessuale, e questo portò anche ad accuse di abuso sessuale nei confronti di studentesse; il caso, per esempio, di Bianca Lamblin nel 1943 portò alla sospensione di Simone dall’insegnamento.

La mancanza di marito e figli consentì però a Simone di perseguire liberamente i propri studi accademici. Nel 1943 pubblicò il suo primo romanzo, L’invitata: una rivisitazione del “quadrato” amoroso tra Simone, Sartre, e le due sorelle Olga e Wanda Kosakiewicz. L’anno successivo arrivò il suo primo saggio filosofico, Pyrrhus et Cinéas, in merito all’etica esistenzialista; argomento che venne approfondito nel 1947 con il suo secondo saggio L’etica dell’ambiguità (Pour une morale de l’ambiguïté), incentrato in particolar modo sul concetto di libertà e restrizione. L’opera viene spesso considerata uno dei saggi più chiari e comprensibili dell’esistenzialismo francese, di cui ha chiarito alcuni punti e incongruenze.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, Simone e Sartre pubblicarono una rivista politica, Les Temps Modernes, fondata da Sartre insieme a Maurice Merleau-Ponty; Simone approfittò della rivista per scrivere saggi sulla propria etica e vi lavorò sino alla propria morte. Nel 1949, Simone pubblicò il saggio Il secondo sesso, il primo orientato al femminismo, in cui pone la spinosa questione delle differenze di genere. In questo saggio, la filosofa mette a nudo tutte le situazioni che portano l’uomo a considerare la donna inferiore e predica l’uguaglianza tra i generi su tutti i fronti, da quello economico a quello sociale. Ancora oggi, questo è un testo fondamentale per il movimento femminista.

Nel 1954, con il romanzo Les Mandarins, Simone si conquistò il premio letterario francese più ambito, il Premio Goncourt. Nel romanzo l’autrice fa un chiaro riferimento alla propria relazione con lo scrittore americano Nelson Agren, che rimane offeso dalla divulgazione di informazioni così intime. In quello stesso anno, Simone scrisse Les Inséparables, un romanzo sul suo primo amore, una compagna di classe di nome Elisabeth Lacoin, morta giovanissima. Il romanzo però, considerato troppo intimo e scandaloso, non viene pubblicato fino al 2020.

Negli anni Cinquanta e Sessanta, Simone scrisse molti diari di viaggio dei suoi anni trascorsi negli Stati Uniti e in Cina, oltre ad altri testi incentrati sul tema del femminile, e anche una sua autobiografia in quattro volumi. Negli anni Settanta, Simone aderì ufficialmente al movimento di liberazione delle donne in Francia, contribuendo a scrivere il Manifesto delle 343 nel 1971, un atto di disobbedienza civile tramite cui 343 donne famose ammisero di aver avuto un aborto (all’epoca illegale). Il manifesto contribuì a far passare la legge per legalizzare l’aborto in Francia nel 1974.

Simone de Beauvoir morì il 17 aprile 1986 a Parigi a causa di una polmonite. Venne sepolta nel cimitero di Montparnasse accanto a Sartre, morto nel 1980.

A cura di Chiara.