Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio

Se pensiamo al primo uomo nello spazio, nella mente di tutti noi appare ben nitido il nome di Yuri Gagarin. Siamo nell’aprile del ‘61 e l’allora ventisettenne Gagarin osserva la Terra dallo spazio. Evento memorabile, impresso nella memoria di chi c’era e conosciuto da chi, invece, non era ancora nato.
Tuttavia è facile ipotizzare che decisamente meno noto sia il nome della “collega” spaziale di Gagarin. Stiamo parlando di Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio.

Vita di Valentina Tereshkova

Qual è la storia della Tereshkova? Valentina nasce nel 1937 in un piccolo paese nella regione di Yaroslavl, in Russia e, fin dalla sua infanzia, si trova a dover fronteggiare molte difficoltà. Orfana di padre (deceduto in guerra), a 17 anni è costretta ad abbandonare gli studi (che conseguirà successivamente frequentando corsi serali) per aiutare la madre a provvedere al sostentamento dei suoi fratelli.
E’ però la sua fervida passione per il volo a condurla al successo.

Valentina si cimenta infatti nel paracadutismo ed effettua il suo primo lancio nel ‘51.
Gli ottimi risultati la spingono dunque a presentarsi alle selezioni che si stavano tenendo per la scelta della prima donna cosmonauta. Siamo nel ‘63, un momento in cui si respira ancora fortemente l’aria di popolarità data primo lancio maschile nello spazio; è proprio questo desiderio di approvazione e vittoria (influenzate senza dubbio anche dal clima politico) che spinge il governo sovietico a sperimentare con l’avvio di un programma spaziale femminile. Era desiderio delle autorità, infatti, che anche la prima donna nello spazio fosse una cittadina sovietica.

Valentina Tereshkova supera la selezione anche grazie alla sua esperienza nel paracadutismo e viene scelta fra mille candidate. La navicella è la Vostok 6, particolarmente adatta al caso specifico perché totalmente automatizzata. Il lato positivo è dunque che non servono competenze di pilotaggio ma il rovescio della medaglia è dato dal fatto che l’astronauta viene direttamente espulso dalla capsula, il che pone le condizioni di un preparamento fisico particolarmente specifico e duro.

In ogni caso, la Tereshkova si prepara adeguatamente con un allenamento che comprende voli senza peso, test di isolamento, test di centrifuga e addestramento su aerei a reazione.
Ecco che, alla fine, nel giugno del ‘63 decolla dalle steppe del Kazakistan. Il volo, che comincia nel migliore dei modi, costringe la giovane astronauta ad affrontare numerosi imprevisti: la navicella, dopo un primo momento, si allontana dalla traiettoria prevista, ma la prontezza di riflessi della Tereshkova fa sì che, grazie alle tempestive comunicazioni con la Terra, il tutto si risolva senza danni.

La missione della gabbianella (questo il celeberrimo soprannome attribuito all’astronauta dal progettista dei razzi) le vale la fama di simbolo del femminismo (soprattutto, se ci pensiamo, in ambito scientifico) anche perché, per una serie di eventi dettati dal caso, la Tereshkova trascorre nello spazio molte più ore dei suoi colleghi uomini.

Dunque la “gabbianella” russa può diventare il simbolo della competenza femminile in ambito scientifico, settore da sempre ritenuto di dominio maschile ma in cui, approfondendo, è possibile trovare validissime colleghe donne che hanno contribuito ad innovare e migliorare il pianeta.