Tracy Chou

Tracy Chou è un ingegnere informatico statunitense, nonché attivista per una maggiore uguaglianza di genere e inclusività sociale nell’ambito delle tecnologie informatiche.

La carriera

Tracy Chou è nata nel 1987 da genitori di origini tailandesi, entrambi ingegneri informatici, immigrati negli Stati Uniti. Dopo aver frequentato il liceo a Mountain View (California), si è laureata alla Stanford University, dove ha studiato informatica, specializzandosi in intelligenza artificiale e apprendimento automatico.

Durante il periodo universitario ha avuto modo di svolgere dei tirocini in alcune delle società digitali più importanti di oggi: Google, Facebook e Rocket Fuel, una società informatica basata in California e fondata da alunni di Yahoo! Mentre studia per la laurea di primo livello, Tracy ha una sua prima esperienza di “esclusione”: le studentesse sono in netta inferiorità numerica rispetto agli studenti, e la giovane si sente fuori posto e intimorita dai compagni, nonostante, alla fine, sia una delle migliori studentesse del corso.

Dopo aver conseguito una specializzazione in informatica, Tracy inizia a guardarsi attorno alla ricerca di un impiego. Durante il suo tirocinio presso Facebook la giovane ha lavorato come programmatrice informatica, ma non ha mai preso sul serio una carriera come ingegnere informatico; pensava, piuttosto, di ottenere un posto di dottorato come ricercatrice di marketing qualitativo. Tuttavia, nel 2010, la neonata start-up Quora le chiede di andare a lavorare da loro proprio come ingegnere informatico. L’esperienza le consente di capire che ha talento per quel lavoro e di proseguire quindi su quella strada.

 

Dopo circa un anno, Tracy lascia Quora per unirsi a Pinterest, anch’esso appena una start-up, diventando una dei quindici dipendenti di quella società che poi sarebbe decollata diventando un colosso digitale. Presso Pinterest, dove rimane fino al 2016, Tracy gestisce molteplici aspetti della piattaforma: dal feed della home page alle pubblicità, dalle e-mail alla crescita dell’infrastruttura. Nel 2015, durante l’amministrazione Obama, Tracy viene arruolata come consulente per il Digital service degli Stati Uniti, un pannello di esperti informatici e di tecnologia con il compito di rendere più efficiente l’amministrazione del governo statunitense dal punto di vista digitale. In quello stesso anno, contribuisce a creare Makerbase, un servizio che consente di rintracciare il creatore di un sito web o di un’app.

L’attivismo

Tracy non tralascia, in ogni caso, il suo interesse per una maggiore inclusività e varietà all’interno del settore tecnologico e informatico. L’argomento diventa per lei centrale dopo aver frequentato il Grace Hopper Celebration of Women in Computing, evento che stimola in lei la curiosità di capire fino a che punto le donne vengono incluse nei lavori del settore informatico. Così, nel 2013, pubblica sul suo profilo Medium un articolo intitolato “Dove sono i numeri?”, dove sfida i grandi giganti digitali a pubblicare i propri dati di inclusione (con lo scopo di dimostrare quanto poco spazio fosse riservato alle donne).

Per gestire le risposte che arrivano in merito al suo articolo, Tracy imposta un archivio sul sito GitHub: nel giro di una settimana, riesce a raccogliere dati statistici su oltre 50 aziende, numero che sale a 250 nel gennaio del 2016. Lo scopo di Tracy è, comunque, ottenere i dati sulla diversità e l’inclusione di grandi colossi come Microsoft, Facebook e Google. Secondo lei, ci sono diversi motivi per cui la presenza delle donne nel settore della tecnologia è minoritaria.

In primo luogo, l’informatica sarebbe vista come “un mestiere da uomini”, poco promosso presso le donne; pur non essendoci reali ostacoli che impediscano a una donna di intraprendere una carriera nella tecnologia, non è uno dei lavori che di solito vengono proposti alle donne. In più, secondo Tracy, esiste un pregiudizio inconscio che porta a ignorare le competenze informatiche di una donna se appare come molto femminile. L’impegno di Tracy nell’affrontare il problema ha contribuito all’iniziativa di Pinterest di lanciare una campagna, nel 2015, per assumere più donne e minoranze. Sempre nel 2015, partecipa alla campagna Twitter #ILookLikeAnEngineer, lanciata dall’ingegnere canadese Isis Anchalee. 

Nel 2016, Tracy fonda, insieme ad altri collaboratori, l’organizzazione no-profit Project Include, che lavora con le start up digitali sulla diversità e sull’inclusione, al fine di garantire a chiunque un’equa opportunità di intraprendere una carriera nel settore informatico e tecnologico. Per lo stesso scopo co-fonda, nel 2018, il movimento no-profit #MovingForward, che lavora insieme a società di venture capital per realizzare politiche anti-molestie. Con il 2018 arriva anche la fondazione di Block Party, di cui Tracy è CEO.

Block Party è una piattaforma che consente agli utenti di filtrare e bloccare spam o menzioni su Twitter non desiderate; lo scopo è avere uno strumento anti-molestie a disposizione per la gestione del proprio profilo social. Nell’aprile di quell’anno Tracy Chou tiene un discorso in occasione dello Stanford University’s Entrepreneurial Thought Leaders Series. Oggi fa parte del consiglio di amministrazione di Arena, un’organizzazione no-profit per la formazione dello staff per le campagne politiche.

Il suo attivismo per l’inclusività l’ha portata sulle copertine di WIRED, The Atlantic, Forbes, Elle e Vogue.

A cura di  Chiara.