Introduzione

Nell’immaginario comune, i “cafè” rientrano tra i principali luoghi di aggregazione, punti d’incontro in cui persone diverse possono entrare in contatto diretto.

Non a caso, lo scenario del cafè è stato scelto come protagonista per tantissime opere, che hanno raccontato l’evolversi di questi luoghi e le loro differenze nel corso degli anni.
Abbiamo imparato a distinguere tipologie diverse di cafè e storie diverse, che raccontano di un passato completamente diverso rispetto al nostro presente.

Le fanciulle sedute nei cafè, i quadri che rappresentano le giovani donne a contatto con questi luoghi, hanno tanto da raccontarci e tanto ancora da esprimere. Vale la pena fermarsi a guardare i più interessanti, descrivere le opere dei grandi artisti che hanno reso questo tema così tanto importante.

Vediamo insieme qualche piccolo esempio, così da poter ricadere nella magia del cafè e nella sua storia.

Al caffè, Alessandro Milesi

L’espressione risoluta della donna seduta “Al caffè” di Alessandro Milesi (Medaglia d’oro all’Esposizione di Boston del 1890) esprime chiaramente il messaggio che l’artista ha provato a lanciare attraverso il quadro.

L’immagine che ci viene presentata è quella di una donna indipendente, sicura di sé e delle proprie decisioni. La postura elegante e l’abito elegante aiutano ad identificare lo stato sociale della giovane, che ha la possibilità di stare seduta da sola al cafè. Il contrasto tra il bianco del giornale e il tono acceso del fiocco serve a regalare un tocco di vivacità in più al quadro, a trasmettergli il movimento tipico di una scena di vita quotidiana.

In questo caso specifico, la fanciulla al cafè è simbolo di un quotidiano nuovo e intraprendente, dove il locale diventa parte integrante della vita di tutti i giorni.

Donne al caffè, Piero Marussing

Nel quadro “Donne al cafè” di Piero Marussig abbiamo la possibilità di identificare ben due donne diverse sedute al tavolino di un caffè. Così come nel caso precedente, anche in quest’opera la fattura elegante degli abiti ci permette di identificare rapidamente la classe sociale di appartenenza delle due giovani: la borghesia.

I volti sono solo apparentemente sereni, con le espressioni che rivelano un certo grado di insoddisfazione. La ragazza posta alla destra del quadro tiene il viso poggiato sul palmo della mano, con lo sguardo perso nel vuoto e una sigaretta accesa nella mano destra. La seconda giovane regge tra le braccia un cagnolino, mentre il suo sguardo è rivolto verso il basso.

L’unione di tutti questi elementi ci porta a comprendere la natura malinconica del quadro, che denuncia la leggerezza dei divertimenti mondani. Non basta la tranquillità economica e non basta la vita mondana per poter trovare la tranquillità. Molto spesso, la ricerca della felicità è significativamente più lunga e complessa.

Caffè Greco, Renato Gattuso

Spostiamoci poi su un quadro realizzato in pieno Novecento da Renato Gattuso, che ha come titolo quello di “Caffè Greco”. L’opera, ispirata al celebre Caffè Romano (un locale effettivamente esistito), racconta la storia di questo luogo e di tutti i grandi personaggi che lo hanno frequentato nel corso del tempo.

La scena rappresentata è quella di una normale giornata quotidiana al caffè, persi tra la normalità degli incontri e degli spazi tipici del locale. Persi tra le immagini del quadro si riconoscono diversi personaggi interessanti, che possono catturare la nostra attenzione e meritare qualche attimo di discussione in più.

Tra i tavolini del caffè incontriamo la figura di Buffalo Bill, che era stato effettivamente ospite al Caffè durante il proprio viaggio in Italia. Ci sono poi due giovani donne che si baciano, che rappresentano tutta l’apertura mentale e la libertà dell’artista e del locale che ha scelto di dipingere.

La lista continua con clienti in arrivo da vari Paesi del mondo. Un turista giapponese che tiene tra le mani la propria macchina fotografica, un gruppo di donne asiatiche e un gruppo di donne del nord Europa sedute ai tavolini; tutti i normali frequentatori del bar che vengono riportati in una stessa opera, imprimendo nella memoria comune il ricordo di un luogo libero e aperto al nuovo, dov’era facile sentirsi a casa e sentirsi pronti ad esprimere la propria opinione.