Introduzione

Una delle sfide più difficili per un’artista, soprattutto quando parliamo di pittura, è riuscire a catturare e rappresentare le espressioni facciali. Il nostro linguaggio non verbale è estremamente vario, ed è l’unico mezzo a disposizione dei pittori per far parlare le loro opere.

I ritrattisti sfruttano le espressioni per conferire sicurezza e realismo ai propri personaggi, cercando di descrivere al meglio la personalità del protagonista del quadro attraverso la sua espressione facciale. Sono in tanti gli artisti che hanno tentato questa strada, portando in scena il vecchio detto secondo cui “gli occhi sono lo specchio dell’anima”.

Impossibile non pensare alla bella Gioconda di Leonardo da Vinci, famosa per il suo mezzo sorriso non ancora del tutto interpretato. Ma anche La ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer, con le labbra dischiuse e gli occhi luminosi. L’espressione può aiutarci a trasmettere tantissime sensazioni diverse, dall’amore alla paura, passando attraverso la confusione e lo stupore.

Le caratteristiche delle espressioni facciali

La sorpresa, l’emozione improvvisa che colpisce lo sguardo e il volto di chi la sperimenta, è forse una delle espressioni più difficili da riprodurre. Quando siamo stupiti tutto il corpo si tende in direzione del responsabile della nostra sorpresa, generando una reazione diretta dei muscoli del viso.

I pittori dell’arte barocca rientrano tra i maestri della rappresentazione della meraviglia. Lo stupore è proprio quello che puntano ad ottenere attraverso le proprie opere, per questo spesso definite come “esagerate”. Nel mondo dell’arte, lo stupore può essere rappresentato simbolicamente in due modi: attraverso l’espressione del volto e attraverso la scelta di immagini sorprendenti.

Le opere di Pietro da Cortona sono un chiaro esempio di stupore tipico barocco, un sentimento racchiuso nella grandezza dell’opera stessa. In questo caso, non abbiamo bisogno di vedere un’espressione stupita per decifrare l’emozione che l’artista vuole trasmetterci; basta la grandezza dell’opera per portarci in questa nuova dimensione.

Per quanto riguarda invece la rappresentazione diretta delle espressione stupita, vale la pena affidarsi ad un esempio pratico, un quadro realizzato dall’abile Caravaggio che può aiutarci ad approfondire il tema dello stupore nell’arte e la sua difficoltà di rappresentazione e trasmissione. Vediamolo insieme.

Ragazzo morso da un ramarro, Caravaggio

Caravaggio, un’artista complesso e dal talento incredibile, ha realizzato tantissime opere ispirate ad eventi “quotidiani”. Quello che lo differenzia rispetto alla maggior parte degli artisti dello stesso periodo, è proprio il desiderio di verità. Caravaggio vuole rendere le sue opere reali, vuole rappresentare persone e scene vere, che sappiano dare un’emozione palpabile a chi le osserva per la prima volta.

Nel quadro “Ragazzo morso da un ramarro”, l’espressione di stupore dipinta sul volto del protagonista è immediatamente riconoscibile. Impieghiamo solo pochi secondi per accorgerci del suo sgomento, fermandoci poi alla ricerca del motivo per il quale spalanca i bei occhi marroni.

Il ragazzo protagonista del quadro viene morso da un ramarro che sbuca dal vaso di fiori e frutta posizionato davanti a lui. Secondo i critici, il ragazzo rappresenta simbolicamente il piacere e le pene d’amore (morso del ramarro), come testimoniano la rosa tra i capelli e la spalla lasciata scoperta. Il giovane potrebbe rappresentare la perdizione, l’abbandono lascivo alla seduzione e al piacere. Il ramarro non è altro che una punizione simbolica, il ricordo diretto che tutto ha un prezzo e tutto porta delle conseguenze.

Lo stupore del protagonista è evidente, subito riconoscibile grazie all’espressione e alla posizione delle labbra. Tuttavia, viene da chiedersi cosa rappresenti davvero; se il ramarro incarna la punizione delle pene d’amore, perché il giovane è sorpreso? Perché l’amore non avvisa mai prima di diventare doloroso, perché non ci sono avvertimenti e segnali che possiamo cogliere per evitare la sofferenza del morso del ramarro.

In questo caso specifico, lo stupore viene utilizzato come mezzo di rappresentazione di un concetto molto più ampio, come anticipazione di quello che la vita mostra agli uomini tutti i giorni. Non c’è amore senza sofferenza, e non c’è sofferenza senza lo stupore del suo arrivo.