Introduzione

Rebecca Horn, una donna dal carisma straordinario, viene ricordata dal pubblico per le sue performance artistiche. L’obiettivo dell’artista è quello di riappropriarsi delle proprie emozioni, permettere al corpo di riconnettersi con la realtà esterna attraverso il contatto (utilizza spesso estensioni corporee che le consentono di arrivare oltre i limiti del fisico).

L’attività creativa di Rebecca Horn è facilmente associabile al filone dell’“arte performativa” (o performance art), una corrente artistica che si è sviluppata intorno ai primi anni Sessanta del Novecento. Installazioni, eventi e performance insolite sono caratteristiche dell’arte performativa, che punta tutto sul suscitare una risposta diretta nell’osservatore.

Allo stesso modo, i critici associano l’operato della Horn al filone delle artiste femministe, che sfruttarono il potere espressivo dell’arte per affermare il proprio punto di vista.
Le artiste femministe fecero dell’arte un mezzo di espressione completo, portando in scena tematiche anche piuttosto sensibili per il periodo. Primo fra tutti il tema della sessualità, intesa come libertà di esprimersi e di vivere lontano dai pregiudizi.

Biografia e stile artistico di Rebecca Horn

Rebecca Horn nasce a Michelstadt, vicino Amburgo, nel 1944. Si avvicina al mondo dell’arte fin da molto giovane, imparando a disegnare grazie all’aiuto della propria governante.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’arista sceglie di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Amburgo, che però è costretta ad abbandonare dopo poco tempo a causa di una grave intossicazione ai polmoni. Il periodo di degenza in ospedale, associato alla morte dei suoi genitori, mette a dura prova lo stato psicologico dell’artista, che finisce per isolarsi dal resto del mondo. Eppure, proprio questo periodo difficile è quello che dà il via alla sua arte.

Dopo mesi di esilio forzato, Rebecca inizia a creare le sue prime sculture corporee e avvicinarsi al mondo dell’arte performativa. La maggior parte delle testimonianze che riguardano le sue performance ci sono arrivate in forma di registrazioni video.

Alcune delle più importanti mostrano la presenza di “estensioni corporee”, che lei utilizzava come amplificatori delle percezioni del proprio corpo. In ognuna delle sue performance, l’artista prova a stabilire un legame con l’ambiente esterno, creando una connessione forte e continua.

Le principali opere di Rebecca Horn

Di seguito, alcune delle opere più conosciute e più interessanti realizzate da Rebecca Horn nel corso degli anni:

  • Arm Extension (1968): un’opera impressionante, che ha dato il via al grande successo di Rebecca Horn. La protagonista della performance è una donna, interamente fasciata da bende rosse. Per mantenersi in piedi senza perdere l’equilibrio, la donna utilizza due estensioni – anch’esse di colore rosso – applicate alle braccia.
  • Unicorn (1970): la performance dal titolo “Unicorn” (conosciuta anche come “Einhorn”) è probabilmente una delle più famose. La donna protagonista cammina attraverso un campo, con estensioni corporee allacciate intorno al corpo che le permettono di sentire davvero la natura e ciò che la circonda.
  • Pencil Mask (1972): le estensioni corporee vengono applicate direttamente sul volto, creando l’illusione di una piccola gabbia. Ciglia verticali e orizzontali si incontrano sul volto della donna protagonista, con matite attaccate nei punti di congiunzione tra gli elementi.
  • Finger Gloves (1972): come suggerisce il nome, le estensioni corporee protagoniste di questa performance sono “guanti prolungati”, attaccati direttamente sulla punta delle dita. Fatti interamente di tessuto, i Finger Gloves sembrano estensioni reali della mano.
  • Piccoli spiriti blu (1999): questa volta parliamo di un’installazione, realizzata a Torino intorno alla Chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini. Rebecca Horn posiziona una serie di anelli luminosi intorno alla struttura, che “galleggiano” intorno alla Chiesa e rappresentano piccoli spiriti blu.
  • Spirits (2005): l’opera scultorea dal titolo “Spirits” si trova oggi all’interno del Museo Madre di Napoli. É stata realizzata attraverso il calco di un teschio del Cimitero delle Fontanelle di Napoli, riprodotto fedelmente dall’artista. Parte del teschio viene illuminata da una particolare luce neon, che ha il compito di trasmettere all’osservatore il senso di infinito e di eternità.

Le singole opere ci aiutano a descrivere tutta l’esuberanza e l’abilità creativa di Rebecca Horn, un’artista che merita di essere ricordata.
L’impegno e la dedizione riservata ad ognuna delle sue performance, sono solo un accenno della reale passione della Horn, che percepisce l’arte come un prolungamento della sua stessa anima.