Breve introduzione

Nel mondo dell’arte, non è insolito incontrare pittori che lavorano anche come scenografi. Il teatro si mescola spesso con la dimensione colorata della pittura, producendo opere e rappresentazioni più che interessanti. Gli artisti che scelgono di rappresentare la poliedricità del teatro attraverso le proprie opere tendono a concentrarsi su un tema fondamentale: l’ispirazione.

Il teatro è a tutti gli effetti una forma d’arte e, in quanto tale, ha bisogno di ispirazione e di ricerca. Proprio per questo, i quadri dedicati alla rappresentazione del teatro si concentrano sull’ispirazione e sul raggiungimento del risultato finale. I pittori non si limitano alla rappresentazione fisica dei teatri – quadri “paesaggistici” che riportano in vita immagini di teatri realmente esistenti – ma provano ad andare oltre e raccontare le emozioni vissute dagli sceneggiatori e dal pubblico.

Questo è esattamente quello che fa De Chirico nella sua opera intitolata La commedia e la tragedia, esplora il teatro in tutte le sue sfaccettature.

La commedia e la tragedia, Giorgio De Chirico

Giorgio De Chirico viene ricordato come il padre della pittura metafisica, colui che fa della pittura un nuovo mezzo di rappresentazione della realtà.

L’opera che analizziamo riporta alla mente “La nascita della tragedia” di Nietzsche, con le due muse ispiratrici che fanno da protagoniste indiscusse. Le muse di De Chirico sono statiche e fisse, posizionate su antichi vasi greci facilmente accostabili alla nascita del teatro e al suo sviluppo iniziale. Come ci rivela il nome, le due muse rappresentano rispettivamente la commedia e la tragedia, i due generi chiave del racconto teatrale.

Oltre alla rappresentazione diretta del teatro, nel quadro compaiono altri due temi fondamentali della pittura di De Chirico: la presenza del manichino e il tema della classicità.

L’artista descrive il manichino come una presenza immutabile: “Il manichino non è una finzione, è una realtà, anzi una realtà triste e mostruosa. Noi spariremo, ma il manichino resta”. Lo stesso vale anche per l’arte classica, destinata a restare nel tempo e nella storia.

Attraverso l’uso di queste due importanti allegorie, De Chirico trasforma il teatro e lo rende immortale, una tematica chiave che manterrà sempre la propria supremazia nel tempo.