Mary Jackson 

Mary Jackson Winston è stata una matematica e ingegnere aerospaziale della NACA e poi NASA; è stata la prima donna ingegnere di colore della NASA, e ha avuto un ruolo significativo nel promuovere le pari opportunità all’interno dell’agenzia spaziale.

Talento per la matematica e la fisica

Mary Winston nacque il 9 aprile 1921 in Virginia da Ella Scott e Frank Winston. Sin dal liceo, Mary dimostrò un grande talento per la fisica e la matematica; si diplomò con voti altissimi al liceo, e proseguì gli studi con una laurea in matematica e fisica all’Università di Hampton, dove si laureò nel 1942. Poco dopo, sposò Levi Jackson Senior, marinaio della marina statunitense, da cui ebbe due figli.

 

Mary iniziò a lavorare dopo la laurea, insegnando matematica in una scuola per afroamericani e aiutando, nel frattempo, i ragazzi del liceo a presentare domanda all’università. Per qualche anno, lavorò anche come contabile e receptionist, lavoro che poi lasciò per partorire il primo figlio.

Sulla strada per la NASA

Dopo aver partorito il primo figlio, Mary divenne una funzionaria presso l’Office of the Chief Army Field Forces nello stabilimento militare di Fort Monroe: il primo passo verso la NASA. E infatti, poco dopo Mary fu reclutata dalla NACA (National Advisory Committee for Aeronautics), che in seguito sarebbe diventata la NASA. Mary iniziò a lavorare come ricercatrice matematica (svolgendo di base le funzioni di un computer, all’epoca non ancora disponibile) presso il Langley Research Center, nella sezione dove erano segregate le donne di colore (West Area Computing Section). Tra le sue colleghe vi erano anche Dorothy Vaughan e Katherine Johnson, anch’esse donne che avrebbero contribuito in modo significativo alle ricerche della NASA, spianando la strada per una maggiore equità di genere.

Il suo lavoro e le sue capacità furono notati dall’ingegnere polacco Kazimierz Czarnecki, che le chiese di collaborare con lui al progetto di un tunnel di pressione supersonico, un tunnel del vento utilizzato per studiare le forze e le pressioni in modelli aeronautici. Czarnecki, convinto che Mary potesse diventare un ingegnere, la persuase a intraprendere un percorso di studi superiore. Ma per diventare ingegnere era necessario intraprendere dei corsi integrativi in matematica e fisica, disponibili solo in versione serale presso l’Università della Virginia, nei locali della scuola per bianchi Hampton High School.

Lotta per diventare ingegnere

Mary voleva perseguire la sua ambizione, ma doveva anche fare i conti con la realtà: uno Stato segregazionista come la Virginia non avrebbe mai ammesso una donna di colore a un corso riservato ai soli bianchi. E infatti l’università rifiutò la sua candidatura, ma lungi dall’arrendersi, Mary si rivolse al tribunale civile, con un ricorso per chiedere l’autorizzazione a frequentare i corsi serali. Nonostante il segregazionismo, il tribunale accolse il suo ricorso, e Mary ebbe così la possibilità di frequentare i corsi serali e ottenere, quindi, la promozione a ingegnere aerospaziale nel 1958: la prima donna ingegnere di colore della NASA. 

Nel suo nuovo ruolo di ingegnere, Mary lavorò per molti dipartimenti della NASA: non solo al progetto del tunnel del vento di Czarnecki, ma anche alla Divisione sulla ricerca della compressibilità, la Divisione sulla ricerca di larga scala, la Divisione sulle aerodinamiche ad alta velocità, e la Divisione sulle aerodinamiche subsoniche-transoniche. Combattendo, insieme ad altre donne come Katherine Johnson, contro la politica che voleva che solo gli uomini firmassero le ricerche e i paper scientifici, Mary riuscì ad apporre il proprio nome su 12 paper scientifici. Non si dimenticò, inoltre, delle altre donne, bianche e di colore, che faticavano a farsi strada in quel mondo di soli uomini: si impegnò per favorire l’inserimento delle donne nei vari dipartimenti, promuovendo anche altre minoranze, consigliando le aspiranti lavoratrici su quali materie studiare per candidarsi ai posti di lavoro. 

A fianco del suo lavoro come ingegnere, la promozione della parità di genere e dei diritti delle donne divenne una delle priorità di Mary. Raggiunto ormai il massimo livello possibile all’interno del dipartimento di ingegneria nel 1979, decise di subire una retrocessione pur di poter lavorare come amministratrice nel campo delle pari opportunità. Tornò nel suo primo ufficio, Langley, per impegnarsi ad apportare cambiamenti alle politiche dipartimentali e spingere sempre più donne a far valere i propri meriti sul lavoro.

Lavorò come responsabile del programma federale per la promozione delle donne, nonché come manager dell’Affirmative Action Program, un programma per individuare e abbattere qualsiasi forma di discriminazione sul posto di lavoro. Il suo impegno e la sua dedizione a quel progetto spianarono la strada alla carriera di molte donne nell’ambito della scienza, dell’ingegneria e della matematica all’interno della NASA, istituto dove Mary restò fino a che non andò in pensione nel 1985. 

Mary Jackson morì l’11 febbraio 2005, all’età di 83 anni. Nel 2019, le fu conferita postuma la medaglia d’oro del congresso, e nel 2021 la sede di Washington della NASA fu rinominata “Mary W. Jackson NASA Headquarters” in suo onore.

A cura di Chiara.