Inés Suárez
Inés Suárez è stata una conquistadora spagnola che ha partecipato alla conquista del Cile al seguito di Pedro de Valdivia, conquistatore spagnolo e primo governatore del Cile sotto il dominio spagnolo.
La vita prima del Cile
Inés nacque in Spagna, a Plasencia, nella regione dell’Extremadura, nel 1507. Si sposò in giovane età con l’avventuriero Juan de Málaga, che lasciò la Spagna alla ricerca di fortuna nel Nuovo Mondo, al seguito dei fratelli Pizarro. Pare che anche Inés abbia deciso di partire per le Americhe, attorno al 1537, forse per cercare il marito, di cui non aveva avuto più notizie, forse per ricavarsi anche lei un pezzo di libertà nel Nuovo Mondo.
Inés viaggiò in molti Paesi del Sud America alla ricerca di Juan, finché non arrivò a Lima nel 1538; in quella città, venne finalmente a sapere che il marito era deceduto durante un viaggio in mare. In quanto vedova di un soldato spagnolo, Inés chiese e ottenne l’assegnazione di un piccolo lotto di terra a Cuzco, insieme a un certo numero di schiavi indigeni secondo il sistema dell’encomienda, che garantiva agli spagnoli che si sistemavano in Perù alcuni lavoratori indigeni non convertiti al cristianesimo.
Fu a Cuzco che Inés conobbe Pedro de Valdivia, maresciallo dell’esercito spagnolo, rientrato in Perù dopo la battaglia di Las Salinas, combattuta tra i fratelli Pizarro e Diego de Almagro per il possesso dei territori dell’ex impero Inca. Non si sa se Pedro e Inés si conoscessero già da prima, dato che erano originari della stessa area della Spagna, o se si è trattato di amore a prima vista: in ogni caso, i due divennero presto amanti, tanto che nel 1539 Pedro chiese ufficialmente a Francisco Pizarro il permesso di annoverare Inés tra i dodici spagnoli scelti per la spedizione alla conquista delle terre del sud.
La spedizione in Cile
Francisco Pizarro diede il suo permesso e così, all’inizio del 1540, Pedro de Valdivia, Inés e altri conquistatori spagnoli iniziarono la loro spedizione verso sud. Si trattò di una spedizione lunga e pericolosa: i nativi Mapuche, avendo già vissuto sulla loro pelle gli attacchi degli spagnoli, questa volta non si fecero cogliere impreparati e bruciarono i campi oltre ad allontanare il bestiame, di modo da non lasciare alcuna traccia di cibo per i conquistatori e i loro animali. Durante la spedizione, Inés si occupò non solo del proprio amante Pedro, ma anche degli altri soldati, curandone le ferite e le malattie; leggenda vuole che riuscì a trovare l’acqua nel deserto quando la compagnia stava rischiando di perire per sete, e che salvò la vita di Pedro, minacciato da un rivale che voleva sabotare la spedizione.
Santiago
Alla fine del 1540 la compagnia arrivò sulle rive del fiume Mapocho, un’area fertile e ricca d’acqua, dove Pedro voleva fondare la capitale della nuova colonia; la zona era però abitata dai nativi, così furono inviati dei delegati che portarono doni ai Mapuche in cambio della loro collaborazione e accoglienza. I Mapuche accettarono i doni, ma non avevano intenzione di cedere la loro terra: a sorpresa attaccarono gli spagnoli e furono sul punto di batterli quando, all’improvviso, si ritirarono dalla battaglia. Alcuni nativi catturati confessarono di aver visto in cielo un uomo su un cavallo bianco, con la spada sguainata: gli spagnoli furono persuasi che si era trattato dell’apparizione miracolosa di Santo Iago, motivo per cui decisero di battezzare la nuova città Santiago.
La situazione era comunque sempre delicata: i nativi non si erano certo arresi, e i complotti per spodestare Pedro de Valdivia continuavano a ribollire. Fu sempre Inés a scoprire e arginare un altro complotto per la vita di Pedro nell’agosto 1541; poco dopo, a settembre, mentre Pedro si trovava sulla costa per sedare una ribellione di nativi, giunse notizia che Santiago era circondata dai Mapuche. Inés consigliò di non rilasciare gli ostaggi Mapuche che avevano per non perdere la loro unica moneta di scambio in caso di sconfitta; Alonso de Monroy, capitano che faceva le veci di Pedro in sua assenza, accolse il suo consiglio.
Il numero dei Mapuche era di parecchie migliaia e ben presto spinsero i soldati spagnoli a cercare rifugio dentro le mura della città: iniziò un vero e proprio assedio che mise Santiago a ferro e fuoco. Inés non si perse d’animo e rimase in mezzo ai combattenti, curando i feriti, portando cibo e acqua, incoraggiandoli a non perdere la speranza. La battaglia però stava volgendo a sfavore degli spagnoli e fu in quel momento che Inés propose e attuò una soluzione drastica: afferrata una spada, decapitò lei stessa i sette ostaggi Mapuche che avevano in prigione e ne gettò le teste al di là delle mura. I Mapuche, spaventati, ruppero le righe, dando agli spagnoli abbastanza tempo per spingerli indietro nella foresta.
Il matrimonio con Rodrigo de Quiroga
Le vicende di Santiago fecero di Inés una specie di eroina, ma le invidie nei confronti di Pedro ne indebolirono la posizione. Pedro, che in Spagna aveva una moglie, fu accusato di adulterio a causa della sua relazione con Inés e gli fu ingiunto di abbandonare la donna per conservare il proprio ruolo di governatore. Fu così che, abbandonata da Pedro, Inés sposò il capitano Rodrigo de Quiroga, braccio destro di Valdivia. Si trattò di un matrimonio lungo e sereno, che permise a Inés di trovare una sistemazione definitiva all’interno della comunità di Santiago: per anni fu una donna stimata e ammirata, che si dedicava alla carità e alla famiglia. Dopo la morte di Valdivia nel 1554, lo stesso Pedro ricoprì la carica di governatore per dieci anni. Inés e Pedro morirono a qualche mese di distanza l’uno dall’altra, nel 1580.
A cura di Chiara.
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