Alma Rosé

Alma Maria Rosé è stata una famosa violinista austriaca, che, internata nel campo di concentramento di Auschwitz durante il regime nazista, è riuscita con il suo talento musicale a mettere insieme un’orchestra per gli ufficiali nazisti, salvando in questo modo la vita di decine di musiciste destinate ai lavori forzati.

Nata per il violino

Alma Rosé nacque a Vienna il 3 novembre 1906. Si può dire che la musica scorresse nel suo sangue: il padre, Arnold Rosenblum, era primo violino della filarmonica di Vienna, ruolo che ricoprì per cinquant’anni, fino a che non fu deposto nel 1931, a causa delle sue radici ebraiche. Arnold aveva anche fondato, nel 1882, il quartetto d’archi Rosé String Quartet, da lui gestito per anni; fu sempre nel 1882 che Arnold cambiò il proprio cognome in Rosé. La madre di Alma, Justine Mahler, era invece la sorella del grande compositore ebreo Gustav Mahler: una famiglia, quindi, completamente dedita alla musica. E fu infatti in mezzo alla musica che Alma crebbe, istruita fin da bambina per diventare violinista, sotto la guida non solo del padre ma anche del violinista ceco Otakar Ševčík: la casa dei Rosé era un salotto che ospitava i più grandi nomi della musica di inizio secolo. 

Il virtuosismo

Nel 1930, all’età di ventiquattro anni, Alma sposò il violinista ceco Váša Příhoda; il matrimonio sarebbe terminato nel 1935, forse a causa dello status di ebrea di Alma. Sempre all’inizio degli anni Trenta, Alma fondò una propria orchestra femminile, la Die Wiener Walzermädeln (Le ragazze del valzer di Vienna), che affidò alla direzione dell’amica Anny Kux: il gruppo riscosse un successo immediato, esibendosi in tournée in tutta l’Austria, Germania, Polonia e Cecoslovacchia, fino a che non fu sciolto nel 1933, quando Hitler salì al potere. All’ascesa di Hitler, il fratello di Alma e sua moglie, intuendo il pericolo imminente, fuggirono negli Stati Uniti; Alma rimase per prendersi cura del padre Arnold e organizzare la fuga anche per loro. Ci riuscì nel 1938, quando lei e il padre raggiunsero Londra: ma i soldi scarseggiavano, ed era necessario continuare a lavorare per mantenere Arnold in Inghilterra. Alma decise così di tornare sul continente, in Olanda, confidando di essere abbastanza lontano dalla guerra e dalle persecuzioni da poter continuare a suonare indisturbata. 

Per qualche mese riuscì a esibirsi in molteplici località, costruendosi la fama di virtuosa del violino, ma quando i nazisti invasero i Paesi Bassi, la sua carriera musicale si interruppe bruscamente. Alma tentò di proteggersi sposando August van Leeuwen Boomkamp, un ingegnere olandese, fingendosi così convertita al cristianesimo, ma l’espediente non funzionò. La donna fuggì così in Francia, dove fu arrestata nel 1942, mentre tentava di recarsi nella neutrale Svizzera: internata dapprima nel campo di Drancy, a nord-est di Parigi, venne infine trasferita ad Auschwitz nel 1943. 

L’orchestra di Auschwitz-Birkenau

Al suo arrivo ad Auschwitz, Alma venne registrata con il cognome del secondo (finto) marito, van Leeuwen Boomkamp, cosicché inizialmente nessuno la riconobbe come la famosa violinista austriaca. Quando, un giorno, si diffuse la notizia che le guardie delle SS stavano cercando una violinista per un’esibizione durante il compleanno di un ufficiale importante, Alma stupì così tanto le guardie con la sua esibizione che fu trasferita nella sezione femminile di Birkenau, dove divenne la protetta della direttrice, Maria Mandel

Da quanto si coglie dalle testimonianze delle sopravvissute, sembra che la Mandel coltivasse l’ambizione di creare un gruppo di prigionieri “speciale”, da esibire di fronte ai direttori e alle direttrici degli altri blocchi; così nacque l’idea di dare nuova linfa all’orchestra femminile del campo di concentramento, la Mädchenorchester von Auschwitz (Orchestra di ragazze di Auschwitz), già esistente e sotto la guida della polacca Zofia Czajkowska. L’orchestra, a parte due elementi professionisti, era principalmente dilettantesca, e suonava all’arrivo e al ritorno dei prigionieri, intrattenendo le SS solo ogni tanto. Alma sostituì Zofia nella direzione dell’orchestra e fece del gruppo la sua missione. Sfruttando il proprio ruolo, e promettendo il raggiungimento dell’eccellenza, chiese e ottenne una baracca a parte per le musiciste, cibo, una stufa e in generale trattamenti preferenziali, adducendo che solo delle musiciste in salute avrebbero potuto suonare bene.

Questo la costrinse anche ad eliminare dall’orchestra alcuni degli elementi più scarsi, che comunque mantenne all’interno del gruppo, impiegandole come segretarie o assistenti, per evitare che tornassero ai lavori forzati. Alma sapeva che per sopravvivere dovevano piacere alle SS, diventare per loro un motivo di orgoglio, un esperimento ben riuscito da sfoggiare: la violinista spinse le altre musiciste al massimo, sottoponendole a una ferrea disciplina che, però, aumentò esponenzialmente le loro abilità musicali. Sotto la sua guida, l’orchestra raggiunse picchi di eccellenza mai toccati prima: Alma riadattò brani di Mozart, Schubert, Strauss, aggiungendo pezzi scritti da lei stessa e, talvolta, suonando anche musicisti proibiti, ebrei e polacchi, per sollevare il morale degli altri prigionieri.


Il 2 aprile 1944, Alma si esibì nel suo ultimo concerto, in occasione di una festa privata per le SS. Quella stessa sera, fu assalita da misteriosi crampi e da febbre alta e solo due giorni dopo, il 4 aprile, morì nell’ospedale del campo. Sulla sua morte sono state avanzate varie ipotesi: anche se l’avvelenamento da cibo con conseguente infezione rimane quella più accreditata, ci sono state voci anche su un possibile suicidio o avvelenamento da parte di un funzionario o musicista geloso. Le SS, forse per la prima e unica volta nella storia dei campi di concentramento, dedicarono ad Alma Rosé una cerimonia funebre speciale, circondando il suo corpo di fiori. La sopravvissuta Silvia Wagenberg, membro dell’orchestra, testimoniò il dolore ma anche la paura dopo la morte di Alma: senza il suo virtuosismo e la sua protezione, le musiciste temevano che per loro sarebbe stata la fine. Si sbagliava: i membri dell’orchestra sopravvissero tutte, tranne due.

A cura di Chiara.