Anita Garibaldi
Ana Maria de Jesus Ribeiro, nota anche come Anita Garibaldi, è stata una rivoluzionaria brasiliana oltre che moglie di Giuseppe Garibaldi.
Le origini
Ana Maria de Jesus Ribeiro nacque il 30 agosto 1821 a Laguna, nella città di Morrinhos, in quella che allora era una colonia del Portogallo, l’Impero del Brasile, terza di dieci figli. La sua era una famiglia povera originaria delle Azzorre; suo padre, Bento Ribeiro da Silva, era un bovaro, un tropeiro. Bento però morì nel 1834 di tifo, lasciando la famiglia a cavarsela da sola. La giovane Ana era di temperamento indipendente ed emancipato, e questo spesso scatenava pettegolezzi e maldicenze su di lei. Prima che tali pettegolezzi rovinassero per sempre la reputazione di Ana, la madre, Maria Antonia de Jesus Antunes, nel 1835 le impose di sposare Manuel Duarte de Aguiar. Il matrimonio durò poco: il marito l’abbandonò per unirsi all’esercito imperiale.
Giuseppe Garibaldi: la svolta
Sempre nel 1835, la regione di Santa Catarina, a cavallo tra la Repubblica Riograndense e l’Impero del Brasile, fu sconvolta da una serie di combattimenti ricordati collettivamente come la Guerra dei Farrapos. La ribellione scoppiò nei confronti del governo centrale, che imponeva tasse troppo alte e si disinteressava totalmente allo sviluppo economico delle industrie locali: la giovane Ana si sentiva molto vicina ai ribelli e ne seguì le gesta con ammirazione, complici anche le conversazioni intrattenute con lo zio Antonio, appassionato di diritti e giustizia sociale.
Nel 1839, i ribelli conquistarono la città di Morrinhos, con l’accoglienza della maggior parte degli abitanti, tra cui Ana: fu in quell’occasione che Ana incontrò Giuseppe Garibaldi, il rivoluzionario italiano che, giunto in Brasile, era stato uno dei comandanti della Guerra dei Farrapos. Si trattò di un colpo di fulmine per entrambi: quando i due si rividero il giorno dopo, divennero compagni, nella vita e nelle battaglie.
Sui campi di battaglia
Nell’ottobre 1839 Ana, il cui nome venne “storpiato” in “Anita” da Garibaldi, seguì il proprio amante sulla sua nave, la Rio Pardo, e partecipò assieme a lui alla battaglia di Imbituba, combattendo in prima linea e occupandosi spesso del trasporto e della difesa delle munizioni; Anita era inoltre un’abile cavallerizza.
Durante la battaglia di Curitibanos, Anita e Garibaldi furono separati dall’impeto dei combattimenti: Anita venne catturata dall’esercito avversario e detenuta prigioniera. Durante la prigionia, le guardie le comunicarono che Garibaldi era caduto in battaglia; sconvolta dalla notizia, Anita chiese a viva voce che le fosse concesso di tornare sul campo di battaglia per cercare il cadavere dell’amato tra i caduti. Pare che il comandante delle guardie, colpito dalla richiesta di Anita e dal suo temperamento, acconsentì alla sua richiesta: la donna, però, non vide il cadavere di Garibaldi da nessuna parte e questo le diede la speranza che l’amante fosse ancora vivo; speranza forse alimentata anche dal fatto che, in quel momento, era incinta di suo figlio.
Fu così che Anita, approfittando di una distrazione, rubò un cavallo e fuggì: i soldati la inseguirono, spronati dal capitano che ordinò loro di riportare la prigioniera ad ogni costo. Il cavallo di Anita fu colpito e abbattuto, e la donna dovette proseguire gettandosi nel fiume Canoas: gli inseguitori abbandonarono la caccia, convinti che Anita non sarebbe sopravvissuta alle correnti del fiume. Ma si sbagliavano: dopo quattro giorni senza acqua e cibo, dispersa nei boschi, Anita trovò delle persone che le offrirono assistenza e riuscì a contattare i ribelli. Così, Anita e Garibaldi si ritrovarono a Vacaria e qualche mese dopo nacque il loro primo figlio, Menotti. La coppia avrebbe avuto altri tre figli: Rosita, Teresita e Ricciotti; Menotti, nato con una deformità al cranio, sarebbe diventato un combattente per la libertà come suo padre.
Nel 1841, Anita e Garibaldi si trasferirono a Montevideo, capitale dell’Uruguay, dove Garibaldi prese il comando della flotta uruguayana contro il dittatore argentino Juan Manuel de Rosas. Lì, a Montevideo, Anita e Garibaldi si sposarono il 26 marzo 1842.
Il 1848: la lotta in Italia
Nel 1848, Anita seguì Garibaldi in Italia per prendere parte alle sollevazioni contro l’occupazione austriaca. Nel 1849, Garibaldi e Anita si unirono alla resistenza della neonata Repubblica Romana, opponendosi agli eserciti di Francia e del Regno di Napoli che volevano restaurare il potere del papa. I francesi, però, ruppero le barriere e conquistarono la città il 30 giugno; ricercati dalle truppe francesi e austriache, i due dovettero fuggire. Anita era di nuovo incinta e durante la fuga contrasse la malaria: indebolita, morì il 4 agosto 1849, tra le braccia del marito, nella fattoria Guiccioli nei pressi di Ravenna. Il corpo dovette essere sepolto frettolosamente, nelle terre della fattoria.
In seguito, la polizia papalina tentò di diffamare Garibaldi accusandolo implicitamente di aver strangolato la moglie perché ne rallentava la fuga, adducendo che sul cadavere vi erano segni di strangolamento; ipotesi che fu poi smentita dal medico legale, che non rinvenne alcun segno in tal senso.
Anita Garibaldi ha lasciato un segno significativo nell’immaginario romantico e nella cultura popolare. A lei è dedicato il trofeo Anita Garibaldi per le nazionali maggiori di rugby a 15 femminile, e a lei si ispirarono sia il film di Mario Caserini del 1910, sia la trasposizione del 1974 do Franco Rossi, sia la miniserie Rai del 2012.
A cura di Chiara.
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