Bell Hooks – Aka Gloria Jean Watkins

“Bell Hooks” è lo pseudonimo di Gloria Jean Watkins, femminista, professoressa e attivista americana, che si è concentrata soprattutto su tematiche di genere, razza e capitalismo.

Le origini

Gloria Jean Watkins nacque il 25 settembre 1952 a Hopkinsville, nel Kentucky. Si trattava di una cittadina piccola, e soprattutto segregata; la famiglia afroamericana di Gloria apparteneva al ceto operaio: il padre, Veodis Watkins, lavorava come bidello e sua madre Rosa Oldham come cameriera presso famiglie di bianchi. 

Sin da giovane, Gloria nutrì un grande amore per la letteratura, e si buttò sulla lettura di grandi classici, da William Wordsworth a Elizabeth Barrett Browning. Studiò dapprima in una scuola pubblica per soli studenti di colore, arrivando a una “scuola integrata” solamente alla fine degli anni Sessanta. L’amore per la letteratura la spinse a studiare lettere e lingua inglese prima alla Stanford University nel 1973, dove ottenne una laurea triennale, poi all’Università del Wisconsin, dove si specializzò nel 1976. Già durante la triennale iniziò a lavorare al suo primo libro, Ain’t I a Woman? Black Women and Feminism, che sarebbe stato pubblicato nel 1981 dalla South End Press.

Una vita da accademica

Dopo la specializzazione all’Università del Wisconsin, Gloria iniziò la propria carriera accademica presso l’University of Southern California, insegnando sia inglese sia antropologia. Nel frattempo, cominciò anche a studiare per ottenere il dottorato in lingua inglese, che completò nel 1983, con una tesi sulle opere di Toni Morrison.

Nel 1978, un editore di Los Angeles si interessò ai suoi scritti e decise di pubblicare una sua raccolta di poesie, And There We Wept, che Gloria firmò con lo pseudonimo di “bell hooks”, tratto dal nome della sua bisnonna, Bell Blair Hooks. Inoltre, Gloria insistette che il nome fosse scritto tutto in lettere minuscole, perché voleva sottolineare che era più importante l’opera con il suo contenuto, che non la persona dell’autrice. 

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta, Gloria insegnò in molteplici college e università, fino a giungere al grado di professoressa emerita del City College di New York nel 1994. Dopo la pubblicazione di Ain’t I a Woman? Black Women and Feminism, Gloria divenne ancora più nota in ambito accademico: riconosciuta come la sua opera principale, Ain’t I a Woman? Black Women and Feminism ottenne grande attenzione dal movimento femminista e fu ritenuto uno dei libri più influenti degli anni Ottanta e Novanta. In particolare, il libro affrontava la dura tematica del razzismo, rivolto specialmente nei confronti delle donne di colore, e come la storia della segregazione, la rappresentazione culturale delle donne di colore e il sistema educativo avessero ancora un forte impatto sull’identità femminile. Sulla scia di Ain’t I a Woman? Black Women and Feminism, Gloria avrebbe pubblicato più di 30 libri, incentrati sulle tematiche di razza, genere, femminismo, sessualità, e loro rappresentazione nei sistemi culturali. Infatti, Reel to Real: race, sex, and class to the movies raccolse appunto una serie di saggi relativi al cinema e interviste ai registi in merito alla rappresentazione della razza, del genere e della classe sociale sul grande schermo.

Femminismo e coinvolgimento politico

Nel frattempo, Gloria divenne anche un esponente di spicco della sinistra americana e critica culturale. Nel suo libro Feminist Theory: From Margin to Center (1984) descrisse e criticò quello che lei chiamò il “razzismo delle donne bianche”, che secondo lei impediva la possibilità di una vera solidarietà femminile a prescindere dalla razza. Un modo per superare gli ostacoli del razzismo e della discriminazione era, senza dubbio, dedicarsi allo studio, alla comprensione della cultura e alla letteratura, in modo da acquisire gli strumenti per pensare e scrivere in maniera critica.

Nel 2002, nel suo discorso di apertura dell’anno accademico alla Southwestern University Gloria lanciò una forte critica contro le modalità di oppressione e violenza approvate e anzi incoraggiate dal governo: il suo discorso spaccò il pubblico a metà, tra chi le fischiò e chi invece le strinse la mano alla fine. 

Nel 2004, divenne professoressa emerita presso il Berea College nel Kentucky, un istituto dedicato alle arti, che nel 2014 fondò il bell hooks Institute (rispettando il volere di Gloria in merito al nome scritto in minuscolo) per onorare l’accademica. 

Gloria contribuì in prima persona anche a profonde riflessioni sulla sessualità. Lei stessa coniò l’espressione “queer-pas-gay” per definire la propria sessualità. Secondo la sua interpretazione, l’essere “queer” non riguardava tanto il genere del partner con cui si intrattenevano rapporti, quanto piuttosto non rispecchiarsi in nessuna categoria di genere e quindi doversi “inventare” un modo d’essere completamente diverso e individualizzato. Proprio per questo suo non sentirsi a suo agio con nulla di quanto già esistente in tema di rapporti e sessualità, Gloria rimase single per più di diciassette anni. 

Il 15 dicembre 2021 Gloria Watkins morì a causa di un’insufficienza renale nella propria abitazione di Berea nel Kentucky. Prima che morisse, nel 2020, il Time la nominò tra le 100 donne più influenti di quell’anno.

A cura di Chiara.