Nilde Jotti
Nilde Jotti, scritto anche come Iotti, è stata una politica italiana, la prima donna nella storia della legislatura italiana a ricoprire l’incarico di Presidente della Camera dei deputati, detenendolo per ben tredici anni.
Un inizio difficile
Nilde Jotti, il cui nome per intero era Leonilde, nacque a Reggio Emilia il 10 aprile 1920. Il padre Egidio, ferroviere e sindacalista socialista, venne licenziato a causa del suo coinvolgimento politico e poi morì nel 1934. Questo mise la famiglia in forti difficoltà economiche; la piccola Nilde, insieme alla madre casalinga Alberta Vezzani, dovette trascorrere l’adolescenza barcamenandosi come poteva, e fu solo grazie a una borsa di studio che poté frequentare l’università. La giovane si iscrisse al corso di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica di Milano e si laureò nel 1942.
Nilde voleva diventare insegnante e come tale dovette iscriversi al Partito fascista, dal momento che la dittatura imponeva l’adesione al regime per chiunque volesse esercitare l’insegnamento. Nilde insegnò in alcune scuole della zona di Reggio Emilia fino al 1946, ma già a partire dal 1943 il suo interesse iniziò a gravitare verso la politica.
La fine del conflitto e l’avvicinamento alla politica
Con l’armistizio del 1943 e la caduta del regime fascista, Nilde iniziò a interessarsi di politica e si avvicinò in particolar modo al Partito Comunista Italiano (PCI), soprattutto in seno alle sue formazioni antifasciste e ai Gruppi di difesa della donna, formazioni femminili partigiane che sottolineavano il contributo delle donne alla resistenza. Infatti, nel corso del ’43-’44 Nilde collaborò con la Resistenza come staffetta.
Terminata la guerra, Nilde divenne segreteria dell’Unione Donne Italiane, un comitato nato proprio dai Gruppi di difesa della donna, che promuoveva i diritti delle donne e combatteva contro le discriminazioni sul lavoro: fu infatti incaricata dall’UDI di effettuare un’indagine sulle condizioni delle famiglie bisognose.
Il 1946 fu un anno significativo per la giovane: prima, divenne membro del consiglio della città di Reggio Emilia; poi venne inoltre scelta come membro della Costituente per la redazione della Costituzione italiana; molto significativo fu il suo contributo agli articoli dal 29 al 31 sulla famiglia, frutto delle sue indagini sulle condizioni delle famiglie più povere.
Sempre nel 1946, una volta entrata ufficialmente nel PCI, ne conobbe il segretario nazionale, Palmiro Togliatti, con cui intrecciò una relazione. La loro relazione sarebbe uscita allo scoperto nel 1948, determinando la separazione tra Togliatti e la moglie Rita Montagnana, oltre a molteplici pettegolezzi e inimicizie. La relazione tra Togliatti e Nilde sarebbe durata fino alla morte di lui; insieme, la coppia adottò una bambina, Marisa Malagoli, l’orfana di uno degli operai uccisi durante la manifestazione modenese del 9 gennaio 1950.
La carriera politica
Nel 1948, Nilde venne eletta alla Camera dei deputati, e vi sarebbe rimasta fino al 1999, ricoprendone la carica di presidente dal 1979 al 1992: un periodo lungo tredici anni, il più lungo della storia d’Italia. Da quel momento Nilde Jotti fu molta attiva a livello politico, ponendosi anche come difensore dell’indipendenza e prerogative del Parlamento. Nel 1956 si inserì nel Comitato centrale del Partito comunista per poi far parte della direzione nazionale; furono anni, però, in cui i compagni di partito la ostracizzarono a causa della sua relazione con Togliatti.
Negli anni Sessanta la parlamentare concentrò molti dei suoi sforzi a favore della lotta femminista: membro della Commissione Affari Costituzionali, combatté per una maggiore parità dei diritti delle donne in ambito lavorativo e famigliare; propose l’introduzione di una pensione per le casalinghe, proposta che però fu accantonata. Fu anche sostenitrice dell’introduzione del divorzio nella legge italiana e, nonostante la storica associazione comunismo-anticattolicesimo, Nilde si mantenne sempre su un piano di neutro rispetto nei confronti dei cattolici, anche quando la coalizione cattolica, insieme ai democristiani, votò a favore dell’abrogazione del divorzio nel 1974. Forse fu proprio grazie al suo atteggiamento nei confronti della coalizione cattolica che Nilde ottenne la maggioranza dei voti per l’elezione a presidente della Camera nel 1979: votata con 433 voti favorevoli su 615, la donna prese il posto di Pietro Ingrao. Come presidente della Camera, considerato anche che erano gli Anni di Piombo, Nilde lavorò strenuamente per difendere la democrazia e le sue istituzioni e, soprattutto, adottare un atteggiamento neutro e rispettoso di tutte le parti politiche.
Nel 1987, fu la prima donna a ottenere un incarico di governo direttamente dal Presidente dalla Repubblica, anche se l’esperienza si concluse senza esiti; nel 1992, inoltre, si candidò come Presidente della Repubblica.
Nel 1999 Nilde Jotti diede le proprie dimissioni dal ruolo di presidente della Camera a causa di gravi problemi di salute e infatti morì poco, il 4 dicembre, per un infarto. Le furono riservati funerali di Stato e Giorgio Napolitano la ricordò nel suo discorso di insediamento come presidente della Repubblica nel 2006.
A cura di Chiara.
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