Karen Blixen
Karen Blixen è stata una scrittrice danese, famosa soprattutto per il suo bestseller La mia Africa; ha scritto opere sia in lingua danese (con lo pseudonimo Isak Dinesen) che in lingua inglese, ed è stata più volte candidata al Nobel per la letteratura.
Infanzia in Danimarca
Karen Dinesen nacque a Copenaghen il 17 aprile 1885. Suo padre, Wilhelm Dinesen discendente da una famiglia di ricchi possidenti dello Jutland, era uno scrittore e ufficiale dell’esercito, molto vicino alla monarchia danese. La madre Ingeborg Westenholz, ucraina, proveniva da una famiglia benestante di armatori.
L’infanzia di Karen trascorse serenamente, soprattutto sotto l’influenza del padre, che amava la natura e la caccia. La piccola veniva educata in casa dalla zia Mary, che le diede una solida istruzione ma le trasmise anche l’interesse per i diritti delle donne e i grandi cambiamenti sociali e storici. Ma nel 1895, Wilhelm commise suicidio per la vergogna di aver tradito la moglie e concepito un figlio con la domestica: a soli dieci anni, la vita di Karen cambiò radicalmente. Iniziò a trascorrere sempre più tempo nella casa dei nonni materni e per sfuggire alla malinconia si dedicò all’invenzione di racconti e favole per la sorellina Ellen, pubblicandone anche qualcuna su delle riviste danesi con lo pseudonimo di Osceola.
Sul finire del secolo, le sorelle Dinesen furono mandate a studiare in Svizzera, dove impararono il francese; in seguito, Karen completò i propri studi alla scuola d’arte di Copenaghen, ed ebbe la possibilità di viaggiare nelle più importanti capitali d’Europa, da Parigi a Roma. Durante l’estate del 1912, mentre si trovava in vacanza nel sud della Svezia presso dei cugini, Karen si innamorò del barone Hans Blixen, ma il giovane non la ricambiò, così la ragazza decise di accettare il corteggiamento del suo fratello gemello, Bror Blixen-Finecke. Alla fine di quello stesso anno, la coppia annunciò il proprio fidanzamento e nel 1913 si trasferì in Kenya, con l’obiettivo di fare fortuna con le piantagioni di caffè.
Il periodo in Kenya
Karen e Bror si sposarono nel gennaio del 1914 a Mombasa, in quella che allora era una colonia inglese; dopo il matrimonio, Karen acquisì il titolo di baronessa Blixen. Con l’aiuto dello zio Aage Westerholz, che investì una bella somma nella loro impresa, i coniugi lanciarono la Karen Coffee Company. Poco dopo, però, scoppiò la Prima Guerra Mondiale: Bror fu arruolato dagli inglesi, Karen si offrì come aiutante nel trasporto delle provviste. Ben presto, la guerra privò la terra di manodopera e rifornimenti, eppure la Karen Coffee Company riuscì a sopravvivere e a comprare, nel 1916, una vasta fattoria a sudest di Nairobi. Bror, però, si rivelò poco adatto alla gestione di una piantagione: preferiva andare per safari e frequentare altre donne. L’effettiva gestione della compagnia rimase quindi nelle mani di Karen, che si dedicò anche alla cura dei lavoratori e delle loro famiglie.
Nel corso degli anni il matrimonio andò deteriorandosi, non solo per i tradimenti di Bror, ma anche per la sua tendenza al gioco e ad accumulare debiti; fu il marito, inoltre, a trasmetterle la sifilide, da cui Karen fu curata con pastiglie di mercurio che, probabilmente, avrebbero poi causato il suo mortale male allo stomaco. Nel 1918, Bror fu spedito dall’esercito in Egitto e nel giro di un paio d’anni chiese il divorzio dalla moglie. Karen, tuttavia, rimase alla guida della Karen Coffee Company, dal momento che suo zio Aage ne era il presidente. Dopo l’allontanamento dal marito, Karen iniziò ad avvicinarsi sempre di più a Denys Finch Hatton, famoso cacciatore inglese con cui lei e Bror avevano già stretto amicizia sin dal 1918. Ben presto, tra i due nacque una relazione e, quando il divorzio da Bror diventò ufficiale nel 1925, Hatton si trasferì a casa di Karen, trasformando la sua fattoria in un punto di partenza per safari dedicati a ricchi clienti. E fu proprio durante uno di questi safari che Hatton morì nel 1931. Nel frattempo, la produzione e commercializzazione di caffè andò sempre peggio, sia a causa di una cattiva gestione, sia a causa della crisi economica del 1929. Così, dopo la morte di Hatton, Karen tornò a vivere nella tenuta di famiglia in Danimarca, dove sarebbe rimasta fino alla sua morte.
Il successo come scrittrice
Tornata in Danimarca, Karen si dedicò a tempo pieno alla scrittura, attività che non aveva mai abbandonato, ma che aveva riservato solo ai momenti liberi. Il suo primo libro, Seven Gothic Tales, scritto in inglese con la prospettiva, così, di coprire un pubblico più vasto, fu pubblicato negli Stati Uniti nel 1934 con lo pseudonimo di Isak Dinesen, e scalò le classifiche di vendita quando fu scelto come “Libro del mese”; per questo motivo, fu poi pubblicato anche nel Regno Unito e in Danimarca. Non trovando un traduttore adatto, fu Karen stessa a curare l’edizione danese, scrivendone una vera e propria versione alternativa piuttosto che tradurla in maniera letterale.
Il grande successo arrivò però con la sua seconda pubblicazione, La mia Africa, nel 1937, grazie al quale vinse il premio artistico danese Tagea Brandt Rejselegat nel 1939. Il tema del libro, che narrava la sua esperienza in Kenya in un’epoca in cui il colonialismo era una realtà scontata, rese difficile giudicare il suo lavoro con obiettività alla luce delle successive critiche al colonialismo britannico; la scrittrice fu accusata di razzismo da alcuni, mentre altri ne elogiavano le preoccupazioni per i problemi e le ombre del colonialismo.
Anni dopo, Karen pubblicò alcuni racconti, fino ad arrivare al suo primo vero e proprio romanzo, The Angelic Avengers, scritto durante l’occupazione nazista della Danimarca e pubblicato nel 1944 con lo pseudonimo di Pierre Andrezel. Il libro fu un grande successo, soprattutto per la sua allegoria degli orrori del nazismo.
Negli anni successivi, Karen si dedicò principalmente ai racconti; nel 1959, fece il suo primo e unico tour degli Stati Uniti, dove incontrò attori, scrittori, artisti. Tornata in Danimarca fu evidente che non stava bene: nel 1956 era stata operata per un’ulcera, ma nonostante ciò, continuava ad avere dolori addominali, forse dovuti alle assunzioni di mercurio per curare la sifilide. Incapace di nutrirsi adeguatamente, Karen perse sempre più peso fino a che non morì nel 1962, all’età di 77 anni. Dopo la sua morte, il suo racconto Storia immortale divenne un film diretto da Orson Welles (1968), e il romanzo postumo Ehrengard fu trasformato in un film da Emidio Gredo (distribuito nel 2002).
A cura di Chiara.
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