Morfeo e Iride

Morfeo e Iride è un’opera, olio su tela delle dimensioni di 251 x 178 realizzata nel 1811 da Pierre-Narcisse Guérin. Il pittore nasce a Parigi il 13 maggio del 1774. Diverrà uno dei più fortunati pittori neoclassici della Francia.

Durante l’epoca in cui visse Pierre Guérin i pittori potevano scegliere solo tra due opzioni: essere neoclassici, per entrare nelle grazie di Napoleone Bonaparte, e quindi avere successo, e una carriera fortunata, o appartenere alla corrente romantica. Pierre Guérin scelse il neoclassicismo, quella corrente che prevedeva l’imitazione e l’emulazione dell’arte classica, quell’arte che ha come capisaldi il rigore, la semplicità, la perfezione e la solennità, che nelle opere tratta i temi della mitologia greco-romana. La sua carriera artistica non fu in salita però e il successo non lo accompagnò dopo la morte, nonostante tutto fu uno dei direttori dell’Accademia d’Arte Francese a Roma. La sua tecnica pittorica è molto simile a quella del suo collega David, l’unica differenza tra i due è, forse, che le scene classiche di Guérin sono un po’ più teatrali, anche perché forse il suo animo era più romantico, questo possiamo dedurlo dal fatto che tra i suoi allievi c’erano T. Géricault e E. Delacroix, che con le opere La Zattera della Medusa e La Libertà che guida il popolo sono proprio il manifesto della protesta romantica contro il regime napoleonico.

Analisi stilistica di Morfeo e Iride

L’opera Morfeo e Iride riprende il racconto contenuto nel libro XI delle Metamorfosi del poeta latino Ovidio; il libro XI è proprio quello dedicato agli uomini che osarono sfidare gli dei. Nello specifico dobbiamo prendere sotto esame la vicenda di Ceice e Alcione, quest’ultima era la figlia di Eolo, dio dei venti, e moglie dello stesso Ceice (lontano parente di Eracle), il loro era un matrimonio felice, ma un giorno Alcione chiamò suo marito con il nome del re degli dei: Zeus, poiché per lei Ceice era bello e splendente tanto quanto Zeus, ma lo stesso padre degli dei si infuriò, a tal punto da scatenare una violentissima tempesta, durante questa tempesta Ceice si trovava in mare aperto e morì. Attraverso un sogno Ceice apparì alla moglie Alcione che per la disperazione si gettò in mare per morire insieme al marito. Per questo gesto d’amore estremo gli dei ebbero pietà dei due coniugi e decisero di trasformarli in una coppia di Alcioni (uccelli simili al martin pescatore), simbolo di pace e tranquillità. Alcione era molto devota ad Era. (moglie di Zeus)

La stessa Era si accorse che Alcione pregava ogni notte per il marito, e fu proprio Era a farle sapere che Ceice era morto in mare. Era per mandare la notizia ad Alcione chiama Iride, sua ancella e messaggera degli dei, la manda da Morfeo: colui che prendeva la forma umana nei sogni, per far si che Ceice apparisse in sogno alla moglie. Questo quadro di Pierre Guérin racconta il momento in cui Iride raggiunge Morfeo. Guérin, nel dipinto, dà più importanza alla figura di Morfeo, invece che a quella di Ipno; nel racconto delle Metamorfosi, Iride tiene un’udienza prima con Ipno, il quale dopo si reca a svegliare il figlio. La scena delle Metamorfosi avviene nel giaciglio di Ipno; in questa tela, invece, viene raffigurato il giaciglio di Morfeo.

Nel dipinto sono presenti tre figure: la prima è Iride, rappresentata come una vergine alata: possiamo riconoscerla grazie a una scia d’arcobaleno che segna il suo cammino; la seconda figure è quella di Morfeo, rappresentato più come un demone che come un dio (il demone dei sogni, poiché riusciva a prendere la forma di cose e persone in sogno); la terza figura è quella di Ipno, rappresentato con delle ali sul capo. La scena è ambientata nella spelonca dei profondi recessi (chiamata così da Ovidio), un antro buio colmo di nubi e nebbia fitta, un luogo quieto, che conciliava il sonno a chiunque vi ci si trovasse. Di particolare importanza sono anche i dettagli di questo dipinto, innanzitutto il letto in cui dormiva Morfeo; questo era un letto d’ebano, come descritto da Ovidio, ricoperto da una pelliccia di leone e da altre stoffe pregiate, nella sponda è presente un fregio in oro (un tributo all’artista italiano Tiziano Vecellio), mentre nella destra è ben riconoscibile il quadro Venere e Adone. Le ipotesi sull’inserimento di questi riferimenti sono due: la prima è quella che ci rimanda alla passione del pittore francese per il Rinascimento italiano; la seconda è, invece, quella riguardante la volontà dell’autore di inserire altri episodi delle metamorfosi. Guérin mette la sua firma e la data proprio sul letto di Morfeo.

Morfeo e Iride è un quadro composto da pochi elementi, ma significativi. I due simboli principali sono il già citato arcobaleno che segue Iride e i papaveri, fiori della narcolessi; con questi fiori il dio accarezzava le palpebre dei dormienti per condurli in sogno. Ciò di cui il pittore si serve è l’utilizzo della luce e dei colori che sono saturi, grazie al quale gli oggetti acquistano volume, effetto ottenuto anche grazie alla luce tiepida, simile a quella delle prime ore mattutine. Guérin fa un accurato utilizzo delle simmetrie all’interno della composizione dell’opera: i due protagonisti hanno un braccio alzato, uno calato, una gamba piegata e una tesa, come a formare un chiasmo policleteo.

Iride, nello specifico, sta scostando i sogni e Morfeo si sta stiracchiando. Le mani dei tre personaggi disegnano un triangolo. Questa figura geometrica è ricorrente nel dipinto, essendo infatti il simbolo della perfezione, che non a caso è ripetuto sei volte (numero della perfezione di Dio). È presente un forte dualismo tra i due protagonisti, tutte le linee convergono su Iride, Morfeo è avvolto nel buio, Iride nella luce, Morfeo è sdraiato mentre Iride è in posizione eretta, questo rappresenta la contrapposizione tra il rigore e la sensualità.

A cura di Simo.