Marina Abramović

Marina Abramović è un’artista di origine serba nota per la propria performance art.

Infanzia e famiglia

Marina Abramović, il cui nome viene scritto in serbo come Марина Абрамовић, nasce il 30 novembre 1946 a Belgrado, Jugoslavia, oggi odierna Serbia. I suoi genitori, benestanti, sono anche personalità di grande influenza. Il padre, Vojin Abramović, e sua madre, Danica, sono stati entrambi partigiani durante la Seconda guerra mondiale, attivi nel partito comunista di Tito. Per la loro lotta durante la guerra vengono entrambi premiati con posizioni di spicco nel settore pubblico. Suo padre, proclamato eroe nazionale, lavora nella sicurezza nazionale mentre la madre ottiene il ruolo di direttrice del Museum of Art and the Revolution di Belgrado. 

L’impegno politico e pubblico dei genitori non permette loro di prendersi cura della piccola Marina, che trascorre di conseguenza i suoi primi cinque anni di vita presso la nonna Milica Rosic, figlia di un patriarca della chiesa serba-ortodossa e a sua volta grande credente della fede ortodossa; motivo per cui l’infanzia di Marina viene fortemente influenzata dalla fede della nonna.

Nel 1952, quando Marina ha sei anni, nasce suo fratello Velimir; la madre Danica è quindi costretta a rimanere a casa per prendersi cura del neonato e Marina, a sua volta, lascia la nonna per vivere insieme alla madre e al fratello. Non si tratta però di una convivenza facile: il padre è sempre assente, la famiglia raramente si riunisce insieme, e non vi sono grandi manifestazioni di affetto. Tuttavia, i collegamenti di Danica con il mondo dell’arte fanno sì che Marina, sin da bambina, sia incoraggiata a esprimersi tramite il disegno e la pittura, tanto che all’età di dodici anni le viene assegnato uno spazio apposito in casa da utilizzare come studio

Prime espressioni artistiche

Nel corso degli anni Sessanta, Marina perfeziona un proprio stile, perlopiù ispirato a ritratti o a tradizionali nature morte. Nel 1965, si iscrive all’Accademia d’arte di Belgrado, e nel corso dei suoi studi la sua arte diventa sempre più astratta. Nel 1970, Marina continua gli studi presso l’Accademia d’arte di Zagreb, iniziando a usare il proprio corpo come strumento per la propria arte e cessando, progressivamente, di dipingere e di disegnare. Frequentando il centro culturale di Belgrado ha la possibilità di incontrare altri giovani artisti concettuali, ispirata dai quali inizia a sperimentare con il suono e la performance. È presso il centro culturale che Marina incontra l’artista Neša Paripović, che sposa nel 1971.

Nel corso del 1973 il suo stile viene fortemente influenzato dall’artista Joseph Beuys, che Marina incontra a Edimburgo e che in seguito si esibirà proprio a Belgrado. Marina collabora anche con l’artista Hermann Nitsch e si esibisce, per la prima volta, alla Villa Borghese di Roma, con una performance chiamata Rhythm 10, il primo di una serie di 5, successivamente eseguiti al centro culturale di Belgrado, alla Galleria Diagramma di Milano e alla galleria Studio Morra di Napoli. 

Performance in tutto il mondo

Nel 1975, durante un viaggio ad Amsterdam, Marina incontra l’artista tedesco Ulay ed elabora una serie di performance riguardanti la sua identità, coscienza, corpo e mente. L’anno successivo, divorzia dal marito e si trasferisce ad Amsterdam con Ulay: insieme, i due artisti creano una serie di opere note come Relation Works e rilasciano un proprio manifesto artistico, Art Vital. Nei tre anni successivi, viaggiano in tutta Europa esibendosi in molteplici città. Nel 1980, decidono di stabilirsi definitivamente ad Amsterdam, dove diventano protagonisti della vita artistica della città. Nel 1981, durante un viaggio in Australia, vengono a contatto con la cultura aborigena della tribù Pintubi, che influenza la loro performance Nightsea Crossing, eseguita in seguito in diverse città, da Toronto a Berlino.

Negli anni successivi, la coppia viaggia attraverso l’India per studiare la tecnica di meditazione vipassana, che ispira loro l’opera video-fotografica Modus vivendi. Il matrimonio in sé non funziona più, ma i due continuano a lavorare insieme; nel 1986, durante un viaggio in Cina, chiedono al governo di esibirsi in una performance sulla muraglia cinese, permesso che viene loro negato. Ci riprovano nel 1987 e finalmente, nel 1988, riescono ad eseguire la loro performance The Lovers, che sancisce anche la fine del loro matrimonio e della loro collaborazione artistica. Da quel momento, iniziano a lavorare ciascuno per conto proprio. 

Negli anni Novanta, Marina lavora a una serie di oggetti interattivi, i Transitory Objects, influenzati dalla cultura cinese e tibetana e dalla geologia; si trasferisce inoltre a Parigi e viaggia in vari Paesi per intervenire come lettrice accademica. Nel 1992, Marina riceve una cattedra presso la Hochschule für Bildende Künste a Berlino, che le finanzia anche un appartamento e una mostra alla Neue Nationalgalerie. In quel periodo, Marina si dedica anche al teatro, producendo l’opera Biography, diretta da Charles Atlas, che viene messa in scena in diverse città. La carriera artistica di Marina prosegue, con viaggi in tutto il mondo; in Italia, incontra e inizia una relazione con l’artista Paolo Canevari. I due si trasferiscono nel 2002 a New York; nel 2004, Marina riceve dall’Art Institute di Chicago un dottorato ad honorem. Sempre a New York, Marina e Canevari si sposano nel 2006; Marina acquista una villa a Hudson che diventa un centro di incontro per gli artisti. Nel 2010, Marina fonda il Marina Abramović Institute (MAI) per offrire un luogo dove coltivare la performance art. Negli anni seguenti, si susseguono diversi progetti e performance in tutto il mondo.

A cura di Chiara.