Sorāyā Esfandiyāri Bakhtiyāri

Sorāyā Esfandiyāri Bakhtiyāri è stata principessa consorte in quanto seconda moglie dell’ultimo scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, nota anche per la sua breve carriera cinematografica dopo il divorzio dallo scià.

Famiglia di origine

Sorāyā nacque il 22 giugno 1932 a Esfahan, una città dell’Iran centrale, unica figlia femmina di Khalil Esfandiary Bakthiary, membro di spicco della tribù dei Bakhtiari e in seguito, durante la Guerra Fredda, anche ambasciatore iraniano presso la Germania nell’Ovest, ed Eva Karl, tedesca ebrea di origini russe. Nel 1937 la coppia ebbe un altro figlio, Bijian

La famiglia di Sorāyā era nota per essere attivamente coinvolta nel governo iraniano e nei corpi diplomatici; le origini tedesche della madre e l’attività del padre come ambasciatore presso la Repubblica Federale Tedesca fecero sì che la giovane Sorāyā crescesse tra Iran e Berlino, frequentando scuole europee di livello, in Svizzera e a Londra. Fu proprio nella città di Londra che, nel 1948, mentre stava studiando inglese nella capitale britannica dopo aver terminato gli studi in un collegio in Svizzera, Sorāyā fu presentata, tramite l’intercessione di una parente, Forough Zafar Bakhtiary, allo scià Mohammed Reza Pahlavi, che aveva appena divorziato dalla prima moglie.

Principessa consorte

Nonostante la significativa differenza d’età (Sorāyā aveva appena diciotto anni, lo scià trentuno), i due si piacquero e si fidanzarono nel giro di un anno. Il 12 febbraio 1951, Sorāyā e lo scià si sposarono nel Palazzo di Marmo di Teheran, con una cerimonia grandiosa che accolse circa 2000 ospiti; la coppia di sposi ricevette tanti doni dai monarchi e presidenti di tutto il mondo (inclusi Stalin, il presidente Truman e re Giorgio VI); la bellissima sposa indossò un abito appositamente disegnato per lei da Christian Dior, ricoperto di piume e diamanti, tanto pesante (si dice) da causare lo svenimento della sposa, già debole per essersi appena ripresa dal tifo.

La coppia era legata da un profondo affetto, ma il cerimoniale di corte e le pressioni politiche resero molto difficile la vita della principessa consorte. Sorāyā era cresciuta con un’educazione occidentale e mal sopportava le restrizioni e le discriminazioni che le erano riservate in quanto donna. Inoltre, Sorāyā non riusciva a dare al marito un figlio maschio: vani furono i tentativi di concepimento, e nemmeno la consulenza di medici statunitensi riuscì a risolvere il problema. La mancanza di un erede aumentava le pressioni sullo scià, che nel caso estremo in cui non avesse potuto garantire un erede al trono avrebbe dovuto abdicare a favore del fratello. Tuttavia, il fratello dello scià morì in un incidente aereo e Mohammad, nonostante l’amore per la moglie, dovette ripudiarla per infertilità. Il divorzio avvenne ufficialmente il 6 aprile 1958; tuttavia, Sorāyā mantenne il titolo di Sua Altezza Imperiale. 

Carriera cinematografica

Sorāyā si recò a Cologna dai propri genitori, da cui rilasciò una dichiarazione con cui accettava ufficialmente la scelta del divorzio; l’ex marito, però, la ripagò comprandole un attico a Parigi e mantenendola con un assegno di 7000 dollari mensili. Sorāyā si trasferì allora a Parigi, da cui iniziò la propria carriera cinematografica. Il suo primo ruolo fu ne I tre volti (1965) del regista italiano Franco Indovina, con cui intrecciò una relazione, e in quello stesso anno apparve nel film She intrepretando un personaggio di nome Sorāyā. 

Nel 1972, il suo compagno Indovina morì in un incidente aereo: Sorāyā cadde in una profonda depressione e trascorse si ritirò nella propria casa di Parigi, dove viveva una vita piuttosto appartata. Sorāyā avrebbe poi immortalato i propri sentimenti e ricordi nelle sue memorie Les Palais des solitudes (Il palazzo della solitudine), che fu pubblicato nel 1991.

Nel 1979, la notizia che lo scià Mohammad stava morendo di cancro spinse Sorāyā a scrivergli una lettera, in cui ammise che lo amava ancora e che voleva vederlo un’ultima volta. Lo scià rispose ammettendo a sua volta di averla sempre amata, anche dopo il suo terzo matrimonio con Farah. I due stabilirono di incontrarsi al Cairo, ma l’incontro non avvenne mai: purtroppo, Mohammad morì nel 1980, prima che lui o Sorāyā potessero mettersi in viaggio.

Negli anni seguenti, la depressione di Sorāyā si acuì; continuò a vivere a Parigi, viaggiando ogni tanto in Europa per partecipare a festival ed eventi. Sorāyā morì il 26 ottobre 2001, all’età di 69 anni, per cause ignote; il fratello minore Bijan la seguì dopo appena una settimana. Sia lei che Bijian furono sepolti nel cimitero Westfriedhof di Monaco, accanto alle tombe dei genitori. Dopo la sua morte, diverse donne si fecero avanti dichiarando di essere le figlie illegittime della defunta principessa consorte, ma nessuna di queste rivendicazioni fu mai confermata. 

Il triste avvenimento del divorzio dallo scià guadagnò a Sorāyā il soprannome di “Principessa triste”; dopo la sua morte, i suoi beni vennero messi all’asta e il suo abito da sposa firmato Dior fu stimato per la cifra di 1,2 milioni di dollari. 

A cura  di Chiara.