Il cibo nell’arte: il collegamento tra la cultura del cibo e la rappresentazione artistica
L’ispirazione raggiunge l’artista improvvisamente, trovandolo nei momenti più impensabili. Gli odori, i colori del mondo esterno, tutto può diventare “fonte di ispirazione”.
Il cibo rientra tra gli elementi più carichi di attrazione, capace di cogliere lo sguardo e lasciarci affascinati. Tantissimi artisti hanno sfruttato la potenza del cibo all’interno delle proprie opere, utilizzandolo per rappresentare aspetti diversi della realtà quotidiana.
Non molto tempo fa, in Provincia di Brescia, è stata organizzata una mostra intitolata proprio “Il Cibo nell’Arte”, nel quale venivano mostrati i capolavori degli artisti dal ‘600 alla fine del ‘900. Un excursus interessante, che ci aiuta a capire cosa rappresenta il cibo nelle maggior parte dei quadri e come viene utilizzato.
La presenza del cibo nell’arte
Tre sono le tematiche chiave, le interpretazioni più significative che chiariscono la presenza del cibo nell’arte. Nei diversi quadri e nelle diverse epoche/correnti artistiche, il cibo rappresenta:
- L’agiatezza delle famiglie nobili e degli antichi signori;
- La cultura “popolare” dei lavoratori e dei servitori;
- Il consumismo e il continuo spreco della realtà moderna;
Artisti diversi in periodi differenti, hanno rappresentato il cibo secondo la propria visione, rappresentando chiaramente la realtà in cui si trovavano a vivere.
Picasso, il grande pittore contemporaneo che tutti conosciamo, aveva una vera e propria ossessione per il cibo. Per lui, alcuni cibi avevano un potere unico e costituivano una fonte di bellezza inesauribile.
Nelle sue “nature morte scomposte”, Picasso realizza una versione insolita e spettacolare dei quadri del ‘600. Astrae e ricompone le ciotole di frutta, pesce e verdura, trasmettendo l’energia e gli odori attraverso l’uso impegnato del colore.
Quadri come “Natura morta con pesce” e “Natura morta con limone e arance”, hanno lo scopo di trasmettere la vivacità del mondo esterno e la potenza del cibo stesso.
Il cibo come classificazione sociale
Come abbiamo già anticipato, il cibo veniva spesso utilizzato per rappresentare l’agiatezza delle classi nobili e la cultura delle classi operaie, dimostrando i diversi livelli di ricchezza.
Tutto il ‘600, è caratterizzato dalla presenza di tantissimi quadri con protagonista il cibo, commissionati per volere delle famiglie più ricche.
Vediamo qualcuno dei più interessanti ed il loro significato specifico, così da comprendere meglio il collegamento tra arte e cibo. Il pittore cremonese Vincenzo Campi ha dipinto due tele particolarmente interessanti, dove rappresenta fedelmente il “cibo dei poveri”.
Parliamo di “Mangiatori di ricotta” (1580) e “Mangiatori di fagioli” (1580). La vitalità ed il dinamismo di questi quadri, si contrappone con la staticità delle nature morte appartenenti allo stesso periodo. La differenza sta proprio nelle classi sociali rappresentate attraverso l’uso del cibo. Piatti semplici come la ricotta e i fagioli, venivano associati a personalità irruenti del popolo medio.
Al contrario, la frutta e la verdura più “costosa”, rappresentavano la ricchezza delle classi nobili. La famosissima “Canestra di Frutta” di Caravaggio raggiunge il pubblico non troppi anni dopo, nel 1597. Questo dipinto, così minuzioso e ricco di dettagli, rappresenta l’abbondanza e la prosperità.
Il passaggio al consumismo
Dalla rappresentazione delle diverse classi, si passa lentamente al consumismo, all’utilizzo del cibo come chiara rappresentazione degli sprechi. Impossibile non citare le opere di Warhol, che prendono i simboli della “cultura di massa” e li trasformano in un messaggio di protesta. Gli esempi più conosciuti restano quelli della zuppa Campbell – quadro “Campbell Soup I” – e quelli delle bottiglie di Coca Cola – quadro “Velvet Underground”.
La seconda metà del ‘900 è carica di esempi di artisti che sfruttano il cibo come mezzo per rappresentare l’eccessivo spreco. Una parte consistente della Pop Art si rifà allo stile di Warhol per esprimere il proprio malcontento.
Dalla Pop Art si arriva poi all’arte concettuale, di cui Piero Manzoni diventa un grandissimo portavoce. Il suo “Achrome”, una delle serie di opere più famose dell’artista, racchiude diversi riferimenti alla cultura del cibo.
Conclusioni
Nel corso degli anni, l’Arte è passata attraverso stadi diversi, che portano all’utilizzo del cibo nei quadri con scopi totalmente differenti. Così come cambia la “cultura del cibo”, cambia anche il suo significato all’interno delle opere artistiche.
I grandi pittori e scultori, sono inevitabilmente influenzati dalla realtà che li circonda, e sfruttano l’arte per rappresentare il proprio personale punto di vista. Ora che abbiamo scoperto questo sincero collegamento tra cibo e arte, sarà difficile tornare a guardare un quadro con gli stessi occhi.
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