Liliana Segre

Liliana Segre è una politica e senatrice a vita dello Stato italiano, appartenente a un orientamento politico misto e attiva nell’ambito della lotta contro il razzismo, l’antisemitismo e l’istigazione all’odio.

Infanzia ed esperienza nei campi di concentramento

Liliana nasce a Milano il 10 settembre 1930 da una famiglia di origine ebraica; perde la madre da giovanissima e così vive con il padre Alberto e i nonni paterni Giuseppe e Olga. La famiglia, di fatto, non è praticante ed è anzi laica, ma le radici ebraiche fanno sì che nel 1938, all’alba della Seconda guerra mondiale, Liliana venga espulsa dalla scuola, vittima delle leggi razziali fasciste, emanate sulla scia di quelle naziste in Germania. 

Inizialmente, Alberto Segre tenta di tenere nascosta Liliana tramite degli amici, ma con l’avanzare della guerra e l’intensificarsi delle persecuzioni, nel 1943, Alberto, insieme alla figlia e a un paio di cugini, tenta invano di attraversare il confine della Svizzera. I quattro vengono anzi arrestati dai fascisti e Liliana viene dapprima imprigionata a Varese, poi a Como e infine a Milano, in attesa della deportazione ad Auschwitz-Birkenau, che avviene il 30 gennaio 1944. Al campo di concentramento viene separata dal padre, che muore il 27 aprile di quello stesso anno; sempre ad Auschwitz vengono deportati i nonni Giuseppe e Olga, che vengono immediatamente assassinati nelle camere a gas. 

Liliana viene invece preposta ai lavori forzati; con il numero 75190 tatuato sul braccio, viene assegnata per un anno a una fabbrica di munizioni. Agli inizi del 1945, quando la Germania avverte la minaccia dell’Unione Sovietica che sta per invadere la Polonia, i nazisti tentano di svuotare tutti i campi di concentramento di quel Paese per nascondere i prigionieri e le relative prove; si tratta della cosiddetta “marcia della morte”, a cui la stessa Liliana viene costretta per raggiungere il campo di Malchow. Il 1° maggio 1945, il campo viene liberato dall’Armata Rossa e Liliana, rientrata in Italia, si riunisce con gli zii e i nonni materni.

Testimone della Shoah

Nel 1948 Liliana conosce Alfredo Belli Paci, avvocato che ha a sua volta vissuto un’esperienza nei campi di concentramento, in cui era stato internato in quanto oppositore alla politica della Repubblica di Salò; la coppia si sposa nel 1951 e dall’unione nascono tre figli, Alberto, Luciano e Federica. Nonostante il suo proclamato antifascismo, Alfredo aderisce a un partito di destra di stampo neofascista per opporsi al comunismo e questo provoca tensioni all’interno del matrimonio, fino a che Liliana non chiede al marito di abbandonare definitivamente la politica.

Liliana è stata tra i 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani deportati ad Auschwitz e come tale è stata da adulta una impegnata attivista per tenere viva la memoria della Shoah. Le ci è voluto del tempo per condividere la propria testimonianza; per molti anni ha preferito tacere sulle esperienze vissute: come molti altri giovani sopravvissuti, ritornare alla vita “normale” si è rivelata un’impresa difficilissima. Nel 1997, Liliana rilascia un’intervista per il film documentario Memoria, diretto da Ruggero Gabbai, una raccolta di 93 testimonianze di ebrei italiani sopravvissuti ad Auschwitz; il film viene presentato al Festival del Cinema di Berlino e, in seguito, vince il Nuremberg Film Festival; viene trasmesso come testimonianza anche durante molti festival cinematografici e in Italia su Rai 2.

Negli anni seguenti, Liliana rilascia altre testimonianze: la sua intervista compare nel volume Come una rana d’inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz curata dalla saggista italiana Daniela Padoan, così come nel libro-intervista Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah edito da Emanuela Zuccalà. Liliana partecipa anche a diversi progetti di rievocazione della memoria e a film-documentari; il 27 novembre 2009 riceve una laurea honoris causa in giurisprudenza dall’Università di Trieste e nel 2010 una laurea honoris causa in Scienze pedagogiche dall’Università degli Studi di Verona; nel 2020, anche l’Università LUMSA le rilascia una laurea magistrale honoris causa in Relazioni internazionali. L’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti nel 2018 le conferisce inoltre il titolo di “Membro onorario del Corpo Accademico” per il suo impegno come testimone della Shoah. È sempre nel 2018 che Liliana viene nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il suo impegno in campo sociale.

Attivissima nonostante l’età, Liliana si è opposta alla proposta di abolizione del tema storico all’esame di maturi, ha deciso di non votare la fiducia al secondo governo Conte e ha proposto la costituzione di una Commissione parlamentare per vigilare sui fenomeni di razzismo, istigazione alla violenza e all’odio, antisemitismo e intolleranza, proposta che viene approvata il 30 ottobre 2019. Ma la vicenda scatena un’ondata di minacce e insulti nei confronti di Liliana, a cui viene assegnata una scorta; in risposta a tali manifestazioni di odio e a supporto di Liliana, Milano, insieme a più di 600 altri comuni, organizza una manifestazione al termine della quale regala alla donna la fascia tricolore. Nel 2020 riceve un dottorato honoris causa in Storia dell’Europa da parte dell’Università La Sapienza di Roma. Il 9 ottobre dello stesso anno tiene il suo ultimo discorso pubblico prima di ritirarsi a vita privata, in provincia di Arezzo.

A cura  di Chiara.