Nel corso del XIX secolo accadde un episodio molto importante: la flotta americana costrinse nel corso dell’anno 1864 il Giappone ad aprire le sue frontiere commerciali e i suoi porti agli scambi esteri. Grazie a quest’apertura commerciale, le porcellane è il tè che si trovavano all’interno delle navi erano rivestite e protette da bellissime stampe della scuola artistica giapponese dell’Ukiyo; queste stampe poi vennero trovate e scoperte dagli artisti europei che rimasero affascinati dalla loro bellezza.

Gli artisti giapponesi dell’Ukiyo iniziarono a realizzare delle opere in cui ritraevano varie figure della vita quotidiana e della tradizione giapponese, come per esempio i seguenti soggetti:

  • le geishe;
  • gli attori del Kabuki;
  • i lottatori di sumo;
  • i paesaggi giapponesi;
  • la fioritura breve del mandorlo.

Quello che volevano rappresentare era un mondo più leggero, un nuovo Giappone immerso in un nuovo contesto di pace e di serenità. I pittori europei, in particolare modo gli esponenti dell’impressionismo francese erano molto affascinati dalle stampe realizzate dagli artisti giapponesi dell’Ukiyo, a tal punto da prenderle come modello di riferimento per la realizzazione dei loro dipinti impressionisti. Il principale artista di riferimento per pittori come Edgar Degas e Claude Monet fu senz’altro il celebre maestro Hokusai. Il pittore Monet per esempio si rifaceva alle opere paesaggistiche dell’artista giapponese per la realizzazione dei suoi quadri rappresentanti dei paesaggi, mentre Edgar Degas si rifaceva ai suoi disegni definiti “manga” per la realizzazione delle sue celebri ballerine.

Tra i quadri che vengono presi in esame vi sono:

  1. Il ponte giapponese;
  2. Camille Monet in costume giapponese.

Il ponte giapponese di Monet è uno dei dipinti di Monet tra i più celebri, il quale è custodito presso il Museo d’Orsay di Parigi. Questa tela venne dipinta nell’anno 1899, quindi nella fase matura della sua carriera artistica. Viene rappresentato il celebre ponte giapponese che si trova presso la proprietà che l’artista francese comprò a Givergny, località situata tra Parigi e Rouen. In questa proprietà egli trascorse insieme alla seconda moglie e alla figlia ben quarant’anni della sua vita.

L’abitazione del pittore francese è molto caratteristica, in particolare modo perché vi sono al suo interno – sia nel primo che nel secondo piano – tantissimi quadri del pittore giapponese Utagawa Hiroshige. Nella sua stupenda dimora di Givergny Claude Monet aveva realizzato un immenso giardino che si estendeva davanti alla sua abitazione fino ad arrivare lungo una strada che divideva in due il terreno circostante.  All’interno del giardino c’era un bellissimo stagno di ninfee, circondato da salici, dei luoghi in cui ci si poteva rilassare contemplando la natura, dei corsi d’acqua di piccole dimensioni.

Qui il pittore Monet si dedicava alla pittura en plein air e rappresentava nei suoi noti dipinti impressionisti le varie specie di piante e di fiori che aveva modo di contemplare. In questo celebre quadro viene da lui dipinto il famoso ponte giapponese del suo giardino di Givergny. Il ponte di legno viene realizzato in stile giapponese e nell’acqua dello stagno è presente la pianta della ninfea tanto cara al pittore francese, diventando uno dei soggetti artistici da lui preferiti in tantissimi quadri. Con una grande abilità nella resa del colore, il pittore impressionista con delle pennellate molto intense, ampie e molto rapide dipinge la vegetazione circostante, le ninfee che sono collocate su più piani, l’acqua dello stagno e anche il ponte in legno. I colori predominanti del ponte giapponese di Monet sono molto luminosi e sono i seguenti: il verde per la colorazione della natura circostante che si riflette anche nell’acqua dello stagno, il rosa, il giallo, il bianco per la colorazione delle ninfee e infine il verde smeraldo per la colorazione del ponte giapponese. In questo dipinto, Monet rende l’idea di questi elementi:

  • l’idea della profondità dell’acqua;
  • l’idea di fiori e piante riflessi sullo stagno;
  • l’idea dell’effetto lasciato dalla superficie liquida che viene rappresentata.

L’altro dei dipinti di Monet che si vuole prendere in esame è Camille Monet in costume giapponese.

Camille Monet in costume giapponese – noto anche come La giapponese – è un dipinto di Monet realizzato con la tecnica pittorica dell’olio su tela nell’anno 1876 e custodito a Boston, nel Museum of Fine Arts. Nel quadro viene ritratta la moglie dell’artista, Camille rappresentata nell’atto di giocare in maniera scherzosa e divertente con un ventaglio. Mentre viene ritratta la donna sorride in maniera divertita e ammiccante al suo compagno che la sta rappresentando nella tela. Camille indossa un prezioso kimono (abito tipico della tradizione giapponese) in seta rossa in cui sono disegnati dei fiori blu e verdi resi vividi grazie alla colorazione dorata delle foglie e un samurai che sembra essere scolpito nello sfondo dell’abito prendendo quasi vita in un gioco tra ambientazione circostante e posa del soggetto ritratto.

Sullo sfondo, che viene reso con i colori blu e verde, invece vengono rappresentati diversi ventagli dalle forme differenti che sembrano volteggiare attorno alla figura sinuosa della donna rappresentata che tra l’altro indossa anche una parrucca bionda. Ancora una volta è evidente il richiamo alla tradizione giapponese, in quanto Camille Monet sembrerebbe assomigliare in maniera molto sorprendente alla geisha, figura fondamentale nella storia giapponese. Per terra vi è anche un tappeto con delle figure geometriche quadrate. Il riferimento dell’artista francese all’arte giapponese è evidente soprattutto per questi elementi caratteristici:

  • la mancanza della prospettiva;
  • la tendenza a far sfuggire dalla tela i soggetti rappresentati;
  • l’abbandono dell’angolazione originale di riferimento.

Camille Monet in costume giapponese viene anche considerata come una delle opere più particolari e conosciute dell’artista francese.

In sintesi quindi l’arte giapponese divenne così importante per i pittori impressionisti, al punto tale da essere ripresa anche nella realizzazione delle loro tele.