Nel corso della Seconda Guerra Mondiale le donne italiane si resero conto che era finalmente arrivato il momento di cambiare la loro condizione sociale, per cui decisero di darsi da fare per cercare di emanciparsi sul piano sociale e politico; le donne italiane avevano quindi quale obiettivo quello di lottare fino in fondo per i loro diritti e per le loro libertà.
In primo luogo, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, esse furono protagoniste della Resistenza italiana, combattendo accanto ai loro amici, ai propri mariti. Spesso, con il loro contributo, mettevano a repentaglio la propria vita, cercando di portare viveri, armi e munizioni ai loro compagni partigiani che lottavano per la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista. Tante furono le donne italiane che durante il conflitto vennero arrestate o picchiate dai fascisti, perché avevano appoggiato la causa partigiana.
Nel secondo dopoguerra finalmente l’Italia si liberò della dittatura fascista ed era quindi arrivato il momento della ricostruzione sociale, politica ed economica del Paese; tra le protagoniste di questo cambiamento vi furono anche le donne, che finalmente il 2 giugno 1946 ottennero un diritto molto importante, quello al voto.
Un altro evento molto importante si ebbe sempre nel corso del secondo dopoguerra, ovvero l’elaborazione della Costituzione italiana presso Montecitorio: tra coloro che scrissero il nuovo Testo costituzionale vi furono ben ventuno donne, che rappresentavano tutta la popolazione femminile italiana e che discutevano di tematiche di vitale importanza come la famiglia, il lavoro.
Grazie anche al loro contributo il 1°gennaio 1948 entrò in vigore la Costituzione italiana, da cui anche loro erano formalmente rappresentate con la stesura dell’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“.
Questi risultati furono importanti per le donne italiane, ma ancora numerose questioni erano all’ordine del giorno e non erano state risolte; per esempio una questione molto dibattuta era nell’ambito del diritto di famiglia, poiché le ragazze erano ancora considerate come un possesso del padre, del proprio fratello e quando si sposavano dei propri mariti. All’interno dell’Assemblea Costituente non furono nemmeno trovati degli accordi in merito all’accesso alle carriere da parte delle italiane e in merito alla questione inerente la parità salariale tra uomo e donna.
Il secondo dopoguerra italiano non fu facile e le donne italiane, nonostante stessero gradualmente acquisendo libertà importanti, dovevano lavorare in condizioni non semplici per poter sfamare non solo sé stesse, ma anche le loro famiglie. Inoltre la situazione politica ed economica dell’Italia alla fine del grande conflitto non era rosea, poiché fu un Paese sconfitto che doveva risollevarsi dopo un ventennio difficile come quello fascista.
Le italiane lavoravano, avevano acquisito il diritto di voto e iniziavano a sentirsi maggiormente libere rispetto al passato. Queste libertà però non erano viste di buon occhio dai loro padri, dai loro mariti, dalla Chiesa e dai principali esponenti politici che continuavano a inquadrare la donna nel ruolo di madre e moglie fedele che doveva realizzarsi solo all’interno della famiglia.
Anche nella campagna elettorale democristiana di quegli anni veniva ribadito ancora una volta come la donna dovesse essere considerata come rilevante in particolar modo all’interno della sua famiglia.
Quindi le donne si distinsero per grande valore e coraggio nel corso della Resistenza italiana, ottennero il diritto di voto nell’estate del 1946 e parteciparono-anche se in numero minoritario- all’Assemblea Costituente con l’obiettivo di voler ricostruire la propria personalità e di acquisire maggiori libertà. A partire dagli anni Cinquanta iniziarono poi a registrarsi dei cambiamenti importanti per il raggiungimento di questi ultimi obiettivi.
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